Se si pensa che quest'album, che io considero il migliore dei System of a Down (che da qui in avanti chiamerò con l'acronimo di S.O.A.D.), nasce come la raccolta degli "scarti" del gruppo, ci si trova davanti ad un paradosso. Infatti quello che per me è una raccolta di canzoni spettacolari, piene di cattiveria, di grinta, di qualità, è in realtà un cd formato da brani precedentemente scartati, o utilizzati al di fuori delle incisioni per i due precedenti cd. Naturalmente questo album perde un po' dello stile dei S.O.A.D, quello stile caratteristico del loro omonimo primo cd, lo stile alla "Sugar", ovvero canzoni pesanti, veloci e allegre, con una grossa presenza del growl (gli urli grattati e cupi), o alla "Know", o alla "War"; per questo motivo il primo album S.O.A.D. è considerato il migliore del gruppo americano di origine armena dagli estimatori più accaniti.
Ma Steal This Album non si allontana completamente dai precedenti: possiamo infatti ritrovare dei filoni costanti, come "Mr. Jack", che si può tranquillamente accostare sia a "Spiders", del primo album, sia ad "Aerials" di Toxicity, secondo album, che li ha fatti conoscere al grande pubblico, o come "Ego Brain", che dato l’inizio di chitarra medievaleggiante e l'aumento della pesantezza del suono, può ricordare "Suggestion". Naturalmente come ogni album che si rispetti anche Steal This Album presenta canzoni degne di nota: è vero che in Toxicity troviamo singoli come "Atwa", "Chop Suey", o la stessa "Toxicity", è vero anche che in S.O.A.D. sono presenti canzoni come "Suite Pie" e "Spiders", ma a mio giudizio, "Ego Brain", "Pictures", "Innervision", "I-E-A-I-A-I-O" e "Stramline" reggono tranquillamente il confronto. Per non parlare di "Roulette", vero e proprio capolavoro, chicca d'eccezione che, anche se rompe decisamente la continuità del sound delle precedenti tracce, è inserita con cura, in modo perfetto, senza togliere niente alle altre canzoni, senza stonare in armonia, bensì regalando più di tre minuti (3.21 per la precisione, e che precisione…) di calma e di tranquillità, per un finale poi scoppiettante. Altra traccia di rilievo del disco è "36", una manciata di secondi di pura pazzia con un finale decisamente cattivo.
Ma quello che mi ha fatto valutare in maniera positiva questo album, oltre alla qualità delle singole canzoni, è stata la perfetta scaletta con cui sono stati disposti i brani, la perfezione e l’armonia con cui le canzoni sono state inserite, caratteristica negativa secondo me di Toxicity, in cui le prime 5 tracce sono troppo simili e quindi cozzano tra di loro. Ma in Steal This Album ogni canzone guadagna valore anche grazie alla precedente e ne dà alla successiva: un disco quindi da ascoltare in sequenza e non in shuffle (sequenza casuale). Da un punto di vista tecnico, sottolineo l'ottima intersezione dei ritmi degli strumenti con la voce, ad esempio in "Thetawaves" o in "Nüguns", e la perfetta armonia tra la melodia della voce e quella delle chitarre, come in "Ego Brain". Intelligente anche l’idea di non presentare i testi, ma bensì farli scaricare dalla rete, e anche l’idea di tagliare le canzoni in maniera differente per evitare la masterizzazione, ed infatti chi si cimentasse in copie illegali potrebbe trovarsi con la prima traccia senza i primi dieci secondi, e tutte le tracce in asimmetria con l'inizio sul cd; si fa dunque quel che si può, anche se sicuramente per un album da rubare non basta mai.
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