Non c'è nessun errore: il gruppo che ho deciso di recensire non ha niente a che fare con gli ormai mitici U2, anche perchè il loro livello di fama è l'esatto opposto dei rockers Irlandesi.
I T2 erano un trio che, a quanto ho letto, all'epoca della loro unica testimonianza su vinile (1970) erano appena maggiorenni o sul punto di diventarlo.
Il gruppo era formato dal chitarrista-tastierista (le tastiere comunque usate gran poco) Keith Cross, dal batterista Peter Dunton e dal bassista-cantante Bernard Jinks.
Si comincia con "In Circles", un hard rock trascinante con una lunga parte centrale schizofrenica-psicadelica con assoluta protagonista la chitarra di Cross. Stesso discorso si può fare anche per la parte finale della canzone. Si passa poi a "JLT" che è una ballata piuttosto malinconica, con la voce calda di Jinks accompagnata anche dal piano e dal mellotron suonato da Dunton. L'unica pecca secondo me di questa canzone è il motivo finale, ripetuto un pò troppo alla lunga, comunque una bellissima canzone. In seguito c'è quella che per me è la vera chicca del disco: "No More White Horses", canzone che alterna momenti hard-elettrici ad altri soft-acustici. Anche qui protagonista Cross con dei fantastici assoli. La canzone sarà rifatta dai famosi (in Svezia) Landberk, una delle tante prog-band "moderne" svedesi degli ultimi anni. L'ultima canzone, "Morning", è una lunga suite di oltre 20 minuti. Si potrebbe dire che quest'altra valida canzone riassuma quello che si è sentito nelle prime tre tracce: parti tranquille acustiche, impennate hard rock e virtuosismi vari dei tre musicisti.
Nella versione in cd che posseggo ci sono 3 bonus tracks: "Questions and Answers", "Cd", e un'altra versione di "In Circles". A differenza di altri cd che ho ascoltato con bonus tracks inutili e per lo più di scarsa qualità nella registrazione usate solo per allungare la durata del prodotto, queste vale la pena ascoltarle.
Per concludere, considero questo disco un autentica gemma sconosciuta del rock anni '70, tre talentuosi ragazzi che non hanno avuto la giusta fortuna che meritavano.
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