"Il sound più potente e aggressivo che la Sub Pop sia mai riuscita a tirar fuori " ; le parole del New Musical Express riguardo a "Bleach"; 1989.

Leggendo questa frase, si evince che il New Musical Express non aveva fatto i conti con i Tad, e il loro "God's balls", (uscito nello stesso anno), cugino proprio di "Bleach", ma molto più pesante. 4 anni dopo, cioè nel 93, uscirono altri due album, non molto diversi fra loro : "In Utero" e "Inhaler". Mentre i Nirvana diventavano ancor più ricchi, famosi e Mainstream, i Tad erano ormai delle leggende dell'underground di Seattle, ma senza andare oltre.

"Inhaler", per quanto riguarda i Tad, è un album importantissimo, nel bene e nel male: infatti, è il primo album prodotto per una major dopo la rottura verificatasi con la Sub Pop, (di cui sono stati dei capofila), e vede alla produzione un certo J. Mascis, e il risultato è un capolavoro diverso e distante da tutto ciò che si era sentito per le strade di Seattle, e, ridicolmente eccessivo. "Inhaler", purtroppo, portò al gruppo una serie di spiacevoli sorprese: fu un flop, "il primo dei due", in confronto a "God's Balls" e "8-Way Santa", decisamente più fortunati. Profondo e sperimentale, soprattutto laddove i precedenti sembravano, anzi, erano volgari e rozzi. Un album capace di creare nell'ascoltatore un forte senso di confusione, ma non per assoli complicati o cambi di tempo, bensì, stupisce perchè è un album brillantemente semplice. Basi Heavy Metal adattate al Grunge e viceversa, e testi dettati dal menefreghismo del loro menefreghista leader Tad Doyle (che poi non è nemmeno cosi sgraziato o ruvido, ma solo incompreso).

Svolta notevole anche nella costruzione dei brani, che ormai sono completamente macchiati dal pop (comunque molto elaborato), ma che sarà la loro disgrazia finale in "Infrared Ridinghood"; il cantato di Doyle, che a parer mio non è mai stato molto efficace, si affievolisce ulteriormente, oppure, all'orecchio di altri, potrà mostrarsi ancor più incazzato e animalesco (dipende anche dalla canzone). Tuttavia, la bellezza dell'album, (oltre alla nitidezza del suono), sta principalmente nella preparazione tecnica dei componenti: Kurt Danielson piggia poderosamente i tasti del basso, mentre il nuovo batterista John Synder, mostra la sua esperienza nel campo dell'hardcore; Doyle, pur non essendo un vocalist molto degno di nota, da prova di una certa abilità come chitarrista, (soprattutto nel pezzo finale "Gouge"); infine, Gary Thorstensen, fa miracoli alternando assoli grassi e violenti, all'arpeggio che ricorda i Pixies in "Luminol".

Finiranno drammaticamente nel dimenticatoio nel 95, dopo la pubblicazione dell'insuccesso "Infrared Ridinghood", che li terrà per sempre alla larga dalla Eastwest.

Carico i commenti...  con calma