Tra i personaggi più dimenticati e sottovalutati del blues americano, Henry Saint Clair Fredericks nasce nel 1942 ad Harlem da padre pianista jazz e madre insegnante di canto gospel. Entrato anch'egli nel mondo della musica, diventa presto polistrumentista (padroneggia abilmente l'uso di armonica, banjo, chitarra e piano) e si trasferisce a Los Angeles, dove la scena blues è particolarmente apprezzata, trovando in breve tempo ingaggi nei locali della zona.
Nel '65 forma i Rising Sons con l'allora sconosciuto Ry Cooder, producendo registrazioni che vedranno la luce soltanto venti anni dopo, e suona con mostri sacri del genere come Muddy Waters e Howlin' Wolf, tra gli altri. Così riversa l'esperienza accumulata nei suoi primi album, che firma con lo pseudonimo Taj Mahal (in onore del celebre mausoleo indiano): dopo il buon esordio omonimo caratterizzato da un torbido blues elettrico, nel ‘69 pubblica "The Natch'l Blues", che presenta una struttura semplice ed efficace, con canzoni spesso brevi ma di impatto, nelle quali imperversa un blues venato ora di country ora di soul. A farla da protagonisti nell'album sono l'armonica di Taj e lo stile chitarristico di Jesse Ed Davis, oltre al basso pulsante di Gary Gilmore e alla batteria spesso compassata di Chuck Blackwell, che suonano composizioni originali affiancate da rivisitazioni di alcuni classici del passato, il tutto impreziosito dalla presenza di un ospite del calibro di Al Kooper al piano in alcune tracce.
Tra le reinterpretazioni di Taj "The Chuckoo" assume un tono quasi reggae nella strofa, per poi ritornare prepotentemente blues nel ritornello, mentre nella traccia più soul del pacchetto, "You Don't Miss Your Water (‘Til Your Well Runs Dry)", sembra di sentire il miglior Otis Redding al microfono. Come detto non mancano affatto gli originali, tra i quali si fa largo "She Caught The Katy (And Left Me A Mule To Ride)", che, perfino riproposta nel celebre film "The Blues Brothers", si erge a vero e proprio classico del genere. Musicalmente la canzone vede protagonista l'armonica del bluesman per la sua intera durata, con un bel basso in sottofondo a scandire il ritmo, mentre il suo significato può essere riassunto dal titolo: il protagonista dichiara il suo amore per la propria donna, che ha preso la sua Katy costringendolo a usare un mulo.
L'apertura "Good Morning Miss Brown" è un altro piccolo capolavoro di country blues che, mischiato al soul, si respira un pò in tutto il disco ed in particolare nella successiva "Corrina", non a caso scritta in collaborazione con Davis: non mancano comunque momenti di classico blues, come nella tripletta "I Ain't Gonna Let Nobody Steal My Jellyroll", "Going Up To The Country, Paint My Mailbox Blue" e "Done Change My Way Of Living", posta al centro della release e caratterizzata da buone parti soliste di chitarra.
Infine l'album si conclude con la grintosa "Ain't That A Lot Of Love" (che Taj proporrà di li a poco nel "Rock And Roll Circus" degli Stones), in cui un testo particolarmente romantico fa da contraltare a un blues quanto mai frenetico ed elettrizzante. E, a proposito dei testi che raccontano quest'opera, essi si allacciano alla solida tradizione blues, che li vuole incentrati sull'amore, con una menzione particolare proprio per la conclusiva "Ain't that a lot of love" scritta dal trio Baker/Parker/Dean che nel suo apice emotivo recita "I can't think of a word that descrive your love better than the sky above".
In definitiva "The Natch'l Blues" è un eccellente album di (soft) blues che regala 37 minuti di puro relax,ideale per incominciare una giornata o regalare un sorriso, semplicemente il punto più alto dell'artista assieme al successivo "Giant Step/De Ole Folks At Home" che in futuro guarderà con particolare interesse alla musica africana, al funky ed alla world music. Qua però c'è tutta la magia del blues vecchio stampo...
Da riscoprire.
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