In tempi in cui il cinema americano sembra essere in stasi, con il feticcio di pubblicare continuamente remake (soprattutto film orientali di genere horror, ma anche piccoli cult underground o indipendenti occidentali come "Funny Games" di Micheal Haneke), si tenta il ripescaggio di opere misconosciute o passate inosservate e di stravolgerne un poco la trama, cercando di trarne una maggiore ispirazione e una più ampia libertà narrativa.

Pochi sanno, infatti, che l'imminente e chiaccheratissimo "Denti", è in realtà una sorta di remake di questo assurdo, delirante film giapponese, conosciuto sia come "Killer Pussy", che come "Sexual Parasite". La storia non coincide perfettamente, ma l'assassino anomalo e certe invenzioni danno di per certo che il regista si sia ispirato a questo mediometraggio di cattivo gusto. Ammettiamolo: se "Killer Pussy" non fosse mai stato realizzato, non avremmo mai visto "Denti".

Chissà poi, se con l'uscita nelle sale cinematografiche di questa versione americana, il piccolo cult del trash giapponese verrà distribuito anche in Europa!

Nonostante la trama geniale e l'assassino surreale, questo NON è un capolavoro. Non aspettate di trovarvi profonde spiegazioni su vita e morte, metafore o inquadrature intelligenti ed innovative, che solitamente sono il cardine dei film orientali. Solitamente gli altri horror del sol levante, giocano con la psicologia del telespettatore e anche gli splatter ("Suicide Club", "Naked Blood", "Bloody Reunion") possiedono una spiegazione filosofica e/o metaforica di quello che appare sullo schermo.
"Killer Pussy" è un'eccezione.

Più trash dei film di Lino Banfi, più porco di un qualsiasi Tinto Brass, più violento dell'horror più truculento di Fulci, questo mediometraggio gioca su un 50% di sesso e un 50% di violenza.

La storia è molto semplice, ma al contempo geniale: un parassita, un virus contagia un'esploratrice in un bosco attraverso, manco a dirlo, la patatina (!). Poco più tardi, nella medesima location, un gruppo di adolescenti decide di passarvi un weekend tutto a base di sesso e alcolici.

Girato in digitale, il film non si impone di rivangare approfondimenti sui personaggi, concentrandosi piuttosto sull'aspetto fisico di essi, tanto che sembrano usciti da un fumetto hentai (le ragazze sono delle tettone disarmanti... e dire che in molti deridono il fatto che le giapponesi solitamente siano piatte come taglieri... questa è la prova vivente che ci sbagliamo).

Pochi secondi e già birra e vodka scorrono a fiumi. Sotto il ritmo martellante di una musica house-truzza-tamarra, le ragazze si scatenano e, ovviamente, si denudano, sotto lo sguardo eccitato dei malandrini maschietti.

Ben presto, però, la festa è destinata ad essere interrotta: una delle donzelle decide di farsi un bagno caldo, ma non indovinerete mai chi trova nella vasca da bagno!

Splatter insensato, inusuale... idiozia a go-go, trovate grottesche, vagine assassine mangia-cazzi. Di tutto di più in un film in cui niente è come sembra. Mostriciattoli, condotti da visibilissimi fili di nylon colpiscono inesorabilmente il maschio malcapitato rimasto ipnotizzato dalle proprietà davvero straordinarie delle protagoniste.

La telecamera non ha pudore, riprende tutto, con estrema tranquillità, arrivando persino a registrare l'interno del corpo delle ragazze. Arrivando fino alle tube di Falloppio, mostrandoci la continua mutazione genitale delle suddette, fino ad un finale inevitabilmente ambiguo e porcellino.

Puro intrattenimento insomma, godibile e di cattivo gusto allo stesso tempo.

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