Premessa fondamentale: astenersi dalla visione del film soggetti moralmente sensibili e coloro che hanno uno stomaco particolarmente delicato.
"Ichi the Killer" è semplicemente il teatro della crudeltà artaudiano riproposto su celluloide, dove per crudeltà, a differenza della concezione elaborata dallo scrittore francese, si intende proprio la summa di tutte le efferatezze che l'uomo è capace di mettere in atto, provando, come se non fosse già tanto, anche un certo piacere sessuale a compierle. Non si lasci trarre in inganno lo spettatore che potrebbe essere incline a credere che tutto ciò sia comunque dovuto all'insanità dei soggetti riprodotti.
Certo, questa considerazione è la più conveniente e quella che ci rassicura, ma è anche la più fallace e basta dare un'occhiata alle nostre vicende quotidiane di cronaca a confermarla.
E non mi riferisco tanto ai fatti di cronaca nera, ma proprio al comportamento dell'opinione pubblica che, non si può nasconderlo, è affascinata dalla crudeltà tanto da seguire morbosamente le vicende di personaggi come Pietro Maso divenuto famoso per aver trucidato madre e padre ed essere andato successivamente a festeggiare con gli amici in discoteca, come Erika De Nardo, che sappiamo tutti aver ammazzato madre e fratellino e che è diventata addirittura un simbolo cult destinatario di moltissime lettere di ammiratori e, da ultimo, di quel ragazzo Rom ubriaco che, dopo aver ucciso una comitiva di ragazzi falciandoli con il suo pulmino, ora si gode vitto ed alloggio in un residence sul mare a nostre spese e firma spassionatamente contratti da decine di migliaia di euro per pubblicizzare jeans ed occhiali da sole.
Nel film di Miike il suo significato psicologico, che ho tentato di interpretare traendo spunto da episodi realmente accaduti, non risalta, comunque, in maniera così palese ed, anzi, da questo punto di vista l'opera si sussegue in modo abbastanza leggero, con la presenza anche di non pochi momenti di ironia pura. Da questo punto di vista, si nota la provenienza manga di "Ichi The Killer".
Ad ogni modo, tralasciando tutti i risvolti ed i significati che il film potrebbe avere, la componente principale dello stesso è la violenza o, meglio ancora, il sadismo. Sperma e sangue si uniscono indissolubilmente nella mente di Ichi che soltanto in questo modo riesce a raggiungere l'orgasmo.
Stessa cosa dicasi per Kakihara, spietato e sadico torturatore che fa ancora più paura di Ichi perchè in lui una tale inclinazione non è dovuta a deviazioni mentali. Le scene che siamo abituati a vedere negli horror qui ci sono tutte, ma non sono causate da mostri, alieni o demoni e il terrore lascia lo spazio al disgusto, all'oppressione, al senso di nausea, soltanto in parte temperato, come detto, da momenti di sadica ironia.
Detto sinceramente, la cosa che più mi ha disturbato e che ho fatto molta fatica a digerire sono state le scene di violenza contro le donne e soltanto il ricordo della giovane ragazza in "Audition" che tortura il suo amante mi ha fatto desistere dall'interrompere la visione di "Ichi the Killer", in una sorta di par condicio della crudeltà.
Per il resto, se avete abbastanza fegato e stomaco, buttate via Tarantino (la cui intera produzione al cospetto del film di Miike sembra esser stata fatta da Walt Disney) ed avventuratevi nei tortuosi meandri di "Ichi The Killer".
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