Ci sono delle azioni che sfuggono a ogni logica. Oggi voglio di nuovo parlarvi dei TT. Chi non dovesse gradire ha ben due possibilità di scelta: in alto a destra avete una crocetta, cliccatela e sarà tutto finito. Oppure in alto a sinistra c'è una freccetta con scritto "indietro", cliccatela e avrete la sensazione che questo sia stato solo un brutto sogno.
Siamo nel 1995. Dopo un album bruttino ("Take That and party", 1992) e un secondo più che incoraggiante ("Everything Changes", 1994), arriva la consacrazione mondiale. Un lancio degno di uno shuttle spaziale annuncia che i Fab Five sono tornati in studio ed esce "Nobody else", da loro visto come l'album della maturità, da me come il canto del cigno della loro carriera. Ultima raccolta di inediti in studio, "Nobody else" è un cd più intimo, meno urlato dei due precendenti. Le canzoni hanno tutte la firma e la voce di Gary Barlow, sempre più leader di un quintetto che sembrava avere i polpastrelli fatti di pietra filosofale, tale era la quantità di oro che si sprigionava a ogni loro tocco di qualsiasi cosa. Attenzione, non tutte le tracce di questo cd sono degne di nota, infatti a episodi di piacevole ascolto troviamo accostati discutibili esperimenti pop-danzerecci.
Ma + che sulle canzoni, la genialità è la copertina. In essa, infatti, un solo shot racchiude tutta la loro storia: si va dai 5 bambolotti con le loro sembianze che facevano impazzire le bambine (e nn solo), esperimento di merchandising ripetuto poi con Spice Girls e Nsync, ad oggetti personali dei cinque che le fan riconoscono al primo colpo d'occhio. C'è la collana di conchiglie che Mark indossa nel video di "Pray" e quella che Jason portava nei primi set fotografici dei quasi esordi, il badge del fan club ufficiale e un ciondolo a forma di delfino che evoca il tatuaggio di Mark. Disseminati in una specie di scatola dei ricordi tutta una serie di oggetti e memorabilia che vogliono essere un ponte col loro passato. Il libretto interno è un album di foto, con i testi stampati sul foglio traslucido che intercorre nelle pagine. Illegibili..... ma sicuramente d'effetto.
11 tracce che percorrono un andamento altalenante, dal serio al faceto. Chi di voi non ha mai ascoltato una volta nella vita "Back for Good"? Questa canzone che è diventata il loro manifesto e l'inno di tutte le fan la troviamo qui, al numero due, dopo "Sure" che fu il singolo di lancio (indimenticabile la coreografia) e prima di una delle loro canzoni più brutte "Every guy". La titletrack è un tributo di Gary al concetto di amore eterno, si disse infatti che la scrisse in omaggio al solido matrimonio dei suoi genitori, da lui visto come esempio e modello. La traccia che fa da spartiacque a questo disco e a tutta la loro carriera è la numero 5, "Never Forget". Il video è una dichiarazione d'amore all'Italia, composto da spezzoni di filmati del loro tour italiano, on e backstage. Il testo è un ammonimento a non dimenticare mai le proprie radici, ad essere sempre grati alla vita per il considerarsi ragazzi fortunati. Nessun dubbio che il marketing, più della musica, li abbia dominati dall'inizio alla fine e i più lessero in queste parole un "presagio" dell'addio di Robbie Williams. Proprio a lui che nelle strofe finali prima del coro scandisce "we're not invincible" sembra essere dedicato "non dimenticare da dove veniamo, non fare finta che non sia vero, presto questo diventerà il sogno di qualcun'altro". Singolo che puntualmente uscì contemporaneamente all'annuncio di Rob di dedicarsi ad altra vita, facendo sorgere il dubbio che fosse tutto combinato. Sicuramente una pubblicità più grande di quanta se ne potesse mai avere dai media tradizionali, se i telegiornali arrivarono a mettere in sommario le lacrime delle ragazzine sconvolte dalle scaramucce dei 5 inglesi.
Dopo questa, una manciata di canzoni non memorabili fino alla sinfonica e forse un pò presuntuosa "Holding back the tears", definita da tutti la "Careless whispers" di Gary. Nessun mistero che George Michael e Elton John siano sempre stati i suoi modelli e qui si vede eccome. I Take That salutano le fans così, con undici "episodi" che saranno destinati a rimanere, fino ad oggi, unici. Dopo di questo, un greatest hits inutile e l'addio in mondovisione. Un castello apparentemente inespugnabile che si sgretola al primo attacco o la voglia di maturare da soli li spingono il 13 febbraio 1996 a lasciare la ribalta.
Ai posteri l'ardua sentenza: buffoni? Geni incompresi? Pietosi? Irresistibili? Tutta questione di opinioni. Inattaccabili invece i dischi d'oro, l'oceano di gente che li ha seguiti e che continua a farlo, i record di vendite polverizzati, i tour megagalattici. Coglioni o dei?
Per me, amici, compagni di un pezzo bellissimo di vita e dispensatori di sogni di cristallo, puri e fragili. Perchè è vero che prima o poi si cresce, ma gli amici d'infanzia sono quelli che nn vorresti mai dimenticare.
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