Ho sempre avuto una passione sfrenata per il surf, continuo ad averla dentro. Non ho mai praticato. Ho sognato, fantasticato molto come uno che non ha mai visto il mare ma sente il richiamo dell'onda.

Ero lì lì per comprarmi una tavola e dormirci vicino, ho ripiegato su un Buchara antico sperando fosse un tappeto volante. Ho delegato il beach volley a succedaneo del surf con egregi risultati ma l'onda mi è rimasta sempre davanti. Fare il "tubo" è la mia ipnosi amniotica, il mio anelito.

Ho consumato non so quanti film sul tema, Milius il "vichingo" è sulla cresta. Il film di Kitano è dentro la cresta, il film di Kitano è un point break che si infrange su stabilitizzatori egoici e li spazza via, senza bisogno di rapinare banche.

Dormo col quadro dell'onda di Hokusai sopra al letto ormai da decenni. Mi ritrovo a pensare al freddo dell'oceano, non ho mai indossato una muta. Una Scorpion Bay di suicidi cercati spuma trascendenza nell'esaltazione dell'equilibrio conquistato che rimanda l'infantile seduzione e fa una carezza al pescecane.

La cera la uso per lucidare le scarpe e il pavimento, mi lancio nella scivolata da una parete all'altra della stanza. Il mio stile è impeccabile. I personaggi di fronte al mare di Kitano mi disintegrano, il rumore blando di onde pigre è la colonna sonora dell'eternità, l'ipnotismo provocato è tangibile.

La prima collaborazione con Joe Hisaishi determina una musica a tratti à la Satie che completa lo stato di smarrimento esistenziale. Ho le orecchie a sventola come Takako, come non si fa ad amarla? Il collega netturbino quando stringe il trofeo vinto da Shigeru è l'uomo più felice della terra.

La tragedia inaspettata è solo un sogno della realtà, tutto rimane armonico nella rassegna finale dei sorrisi di tutti, della vittoria di tutti.

La commedia umana non è più rappresentazione, Takeshi coglie l'essenza non raccontando e fa scorrere senza considerazioni il "tutto accade", sta a noi farci impregnare da questa polvere di stelle e cercare un'osmosi con Silver Surfer, in barba al mare inquinato di Yokosura. Ci vuole fede.

Non è astrazione i sentimenti mostrati, è purezza: ho pianto, talmente emotivamente forte la visione. Esprimere le cose con semplicità è la cosa più difficile, l'haiku del titolo originale ha questa magia: "Quell'estate, il mare più calmo".

Ti voglio bene bastardo di un Kitano, chi me la sbuccia un'arancia?

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