La secchezza è totale. Il senso di smarrimento è devastante. La purezza della violenza è oscena. La verità dei silenzi un uragano. La deriva del suicidio morbosamente cercata. Il nichilismo della pellicola è "aggregante". La distruzione è oggettiva e inevitabile.
Il vuoto consuma i corpi, compresi i nostri. La pazzia è la normalità. Glaciale ogni fotogramma. Epica gangsterizzata, freddo. Tragedia greca con gli occhi a mandorla, freddo. Cyberpunk millenario in un deserto che spara in tutte le direzioni cadenzato dalle musiche di Satie rivisitate "à la Kitanesque".
Implacabile labirinto metropolitano, la ferocia dell'eternità. Le girandole, l'oceano, la rarefazione del nulla spazzata via da un vento insensibile. L'altalenanza dell'inesistente differenza tra il bene e il male crea quell'atmosfera di compassione asettica dove il disagio è permanente.
Non siamo più abituati alla morte.
"TUTTI PAZZI"...
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