Un gorillone dallo sguardo perplesso introduce un pregevole album di funky metal melodico, suonato da musicisti svedesi e cantato da un americano. Il lavoro è il terzo (1994) di una carriera tristemente interrottasi al settimo capitolo con il suicidio, avvenuto ormai più di tre lustri fa, del leader del quartetto titolare, il virtuoso bassista Marcel Jacob.
Talisman era un gruppo che pestava convinto ed eseguiva gragnuole di note, per la gioia di chi ama la musica che vuole correre, ma lo faceva in maniera tutt’altro che ottusa come tanti altri, spesso più fortunati di loro. Il repertorio era assistito non raramente da buoni ritornelli, efficaci riff, serrate chitarre funky (suonate da Jacob… il collega chitarrista Fredrick Akesson copriva la parte hard/metal e gli assoli al fulmicotone); il tutto senza ricorrere minimamente ad atteggiamenti, pose, costumi e pretese glam o comunque in qualche modo tamarre: hard rock (o, se si preferisce, melodic metal) trascinante, per niente pomposo, invero schietto e acceso. Avrebbero meritato di più.
Curiosa la vicenda della scaletta di quest’album: i ragazzi avevano approntato in studio ben 22 pezzi e poi, non sapendo quali scegliere, avevano incaricato la casa discografica giapponese (là dove avevano più successo, e mercato) di selezionare la dozzina abbondante di brani da piazzare nel disco. Poi però erano rimasti insoddisfatti delle scelte della label decidendo di far uscire nel resto del mondo una versione diversa di “Humanimal”… Tutto fu appianato alla fine in maniera salomonica con la pubblicazione sei mesi dopo di un ”Humanimal part II”, nel quale figurava quella decina scarsa di canzoni inizialmente rimasta fuori.
Mi stanno simpatici e mi hanno sempre attratto questi Talisman: per la dolente vicenda del povero, bravissimo Jacob ovviamente, ma anche per l’ottima vocalità del suo compare Jeff Scott Soto, bell’animale da palco con un’emissione funky hard animosa e potente, assistita dal necessario calore soul.
Gli episodi di mia preferenza: la traccia iniziale “Colour My XTC” presenta subito la dimensione tipica Talisman: basso imprendibile, con una particolare distorsione “nodosa”, al centro dei giochi, gli altri intorno a entrare e uscire per dare dinamica al tutto. Spesso e volentieri una chitarra addizionale super funky nel mix, che neanche Prince… La cangiante “Fabricated War” esibisce un avviluppante assolo di basso a tempo rallentato e pure un bel testo. Il funky hard “Tainted Pages” sceglie, come succede sovente anche in altri episodi, che la chitarra quando va in assolo molli l’accompagnamento ritmico, a’la Cream… tanto ci pensa il basso instancabile di Jacob a tenere botta.
“TV Reality” scorre via normale, ma trova i suoi punti di forza e caratterizzazione nel modo come inizia e pure come finisce… In due maniere molto diverse, non vi sto a dire quali. “Seasons” è la più funky di tutte, lirica ed allo stesso tempo appena spolverata di ruffianesimo soul: ascoltate come la scandita vocalità di Soto sappia “tirare” in avanti il pezzo: sorta di Michael Jackson del metal, il buon JST. L’album si conclude con un brillante scherzetto soul in puro stile Wilson Pickett/James Brown intitolato “Doin’ Time Wit’ My Baby”, con tanto di coretti doo woop e la chitarra VanHaleniana di Akesson fuori dalle balle, per una volta.
Nel disco vi sono pure episodi più ordinari, ripetitivi, riempitivi ma insomma… mi piace quasi tutto l’album! In effetti lo considero il migliore dei Talisman, band fautrice di uno dei non tantissimi squarci di sereno nel compromesso panorama hard rock degli anni novanta, e duemila.
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