Guardando le recensioni di DeBaser, ho notato che manca quella relativa ad un album simbolo degli anni '80, ovvero "It's My Life" dei Talk Talk.
Il gruppo fu composto dal cantante, chitarrista, pianista e compositore Mark Hollis, dal bassista Paul Webb, dal batterista Lee Harris e dal tastierista Simon Brenner.
Si distinsero nella prima metà del decennio con un paio di album caratterizzati da generi quali il synth-pop e il new romantic, mentre, successivamente, già con il loro terzo album "The Colour Of Spring" del 1987, intrapresero nuove vie introducendo elementi e sonorità jazz e classiche, arrivando alla realizzazione di dischi totalmente differenti dai precedenti, come "Spirit Of Eden" e "Laughing Stock" (pubblicati rispettivamente nel 1988 e nel 1991), tanto da venir considerati dalla critica come i pionieri del post rock.
Tornando al loro secondo lavoro (seguito di "The Party's Over" del 1982, tra l'altro contenente singoli quali "Talk Talk" e "Today", che li fecero conoscere al grande pubblico), questo venne pubblicato nel 1984 e fu un successo enorme, grazie anche alla presenza di "It's My Life" e "Such A Shame", due singoli che spopolarono.
Il disco si apre con "Dum Dum Girl", il terzo singolo estratto, che inizia con la voce dolce di Hollis ad accompagnare l'ascoltatore attraverso delle linee di basso dalla cadenza funky assieme a delle note di piano ben definite. Bellissimo l'intramezzo delle tastiere nella parte centrale che esaltano la canzone.
Segue "Such A Shame", anticipata da un intro di un minuto nel quale viene proposta una ritmica ipnotica prodotta da percussioni e da alcuni echi, fino ad arrivare al bellissimo attacco del cantante. Ha un ritmo alternato, più lento nelle strofe e sostenuto invece nei ritornelli, e anche in questa traccia viene inserito un assolo di tastiera che rende l'atmosfera triste e a dir poco suggestiva: è indubbiamente un gran bel pezzo.
"Renèe", anche se è la più lunga dell'album con i suoi sei minuti e mezzo, non annoia l'ascoltatore, ma anzi lo coinvolge. Si presenta come una canzone lenta, malinconica e riflessiva, dove le tastiere nei ritornelli risaltano la voce di Hollis.
Si arriva così a "It's My Life", forse il brano più rappresentativo dei Talk Talk, spesso coverizzato (dai No Doubt per esempio) e di grande impatto. Inizia con una base di sintetizzatori accompagnati da tappeti di tastiere che creano un clima molto disteso che esplode poi nel ritornello, interpretato con molta intensità da Mark.
La quinta traccia, "Tomorrow Started", rappresenta a mio parere il capolavoro del disco. A dir poco stupenda ed emozionante per tutti i suoi sei minuti, anch'essa è caratterizzata da un cantato lento e malinconico che cresce progressivamente fino ai ritornelli, sostenuti con un'intensità espressiva straordinaria.
La successiva "The Last Time" presenta un ritmo più elevato, riprende in parte le sonorità e l'andamento della title-track, anche se ha un impatto inferiore, ma non è male.
"Call In The Night Boy" è un altro pezzo discreto dall'andamento vivace scandito dalla batteria, dove si riscontra un coinvolgente insieme di sintetizzatori e tastiere.
La penultima "Does Caroline Know?" è un pezzo totalmente diverso dai precedenti. Introdotto e alimentato dalle percussioni e da sonorità funky, è probabilmente la song più debole dell'album.
Conclude il lavoro degnamente la nona e ultima traccia "It's You". Dall'andamento abbastanza sostenuto e riconducibile a "The Last Time", propone un Hollis che interpreta la canzone in tutta la sua grinta e le tastiere l'accompagnano alla grande.
Li ho scoperti circa quattro anni fa, trovando questo disco in offerta, rimanendo poi molto stupito dal rapporto qualità-prezzo. Un album piacevole, coinvolgente ed intenso che consiglio a tutti gli amanti delle sonorità degli eighties.
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