Benzo 24 nel suo commento alla recensione del live dei Talking "The name of this band is Talking Heads" afferma che 'Stop Making Sense' sia un disco inutile; beh mi sono trovato un pò sconcertato da questa definizione in quanto lo ritengo una delle più grandi esibizioni dal vivo mai pubblicate oltre che, un capitolo essenziale nella discografia delle Teste Parlanti.

Forse però io commetto un errore, perchè ogni volta che penso a questo disco penso anche al Film/Concerto realizzato dal grande Jonathan Demme (mica Carlo Vanzina) a supporto della performance degli artisti nel 1984. Il concerto in questione potrebbe essere apprezzato da qualsiasi amante della musica ma anche dai sostenitori del teatro dell'assurdo.
"Assurda" nessuna parola potrebbe riassumere meglio questa esibizione; difatti in un'ora e mezza Byrne e soci portano scompiglio (e puro genio) sul palco degni eredi del miglior Beckett. Dall'ingresso "uno ad uno" sulla piattaforma (è limitativo parlare di palco) allo sfondo in perenne in movimento con immagini che cambiavano continuamente, dalle corse agli eccentrici balletti fino alla conclusiva e immortale performance di David rinchiuso in una giacca di almeno 4 taglie più grandi.

Ma giustamente bisogna parlare del disco e ragazzi, mi sono appena accorto di non aver fatto alcun errore nel mettere il massimo come voto perchè tralasciando l'aspetto video, il risultato è comunque selvaggio, ipnotico e incontenibile. Difatti il maggior pregio della band è prendere i loro pezzi metterli dentro un frullatore e poi ricavarne qualcosa di diverso, eccentrico e animalesco. Si inizia da una "Psycho Trhiller" con il solo Byrne alla chitarra ed un "radio" (tipicamente anni "80") ad accompagnarlo poi via via fanno il loro ingresso tutti i musicisti: Tina Waymouth, Chris Franz, Jerry Harrison e 5 straordinari artisti di colore che danno un tocco (e che tocco) di etnicità. Si và da una "Slippery People" mai così ritmata e tesa con qulle urle finali da brividi ad una "Burning Down The House" scatenata così come tutti i pezzi dell'ultimo album: quello "Speaking in tongues" così ingiustamente maltrattato da molti.

La commozione fà capolino durante "Naive Melody" triste melodia resa benissimo dalla voce da extraterrestre del leader del gruppo. Vengono spolverati vecchi classici ("Once in a lifetime" e "Life during wartime" su tutti) ma c'è un momento, essattamente alla traccia 15 che mi ha lasciato senza fiato: "Take me to the river "; "Ma che diavolo è ?" mi sono chiesto al primo ascolto.
La canzone contenuta nello splendido "More songs about buildings and food" è una cover di Al Green; trattenuta e di una calma disarmante sul disco del 1978, qui diventa una danza tribale senza freni con l'intero gruppo all'apice della perfomance guidati da un Byrne che alterna un canto travolgente a deliziosi urletti isterici. Si conclude con "Cross-Eyed and painless" che riporta un pò di calma ma non smette di farci ballare e sognare, poi tutti a casa.

Caro Benzo 24 ti invito sinceramente a riascoltare 'Stop Making Sense' perchè io lo trovo qualcosa di diverso di un semplice disco, ma un'esperienza di trasgressione, di alienazione e per citare i "Pere Ubu" una moderna danza per l'apocalisse (musicale s'intende).

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