Si narra che questo LP sia stato interamente registrato in una fabbrica dismessa in quel di Berlino. Tra polvere, macchinari fuori uso, rottami.
Nel 1970 i teutonici Tangerine Dream danno alle stampe questo "Electronic Meditation", iniziando il loro viaggio nella Musica Cosmica partendo dal lato più "ultraterreno" della psichedelia di un paio d'anni prima: niente donzelle desnude in euforica trance da LSD, niente sguardi al passato folkloristico popolare, niente retorica positivista. Questa ricerca musicale volge il proprio sguardo verso la compresione del Sè tramite una radicale deumanizzazione cybernetica: sintetizzatori, nastri trattati, chitarre in feedback, gelide dissonanze. L'ensemble, con questa misteriosa ed infine inquietante opera, si avventura nei territori sconosciuti che Syd Barrett, qualche anno prima, scorgeva da lontano, rimanendo (fortunatamente) in ambienti ancora rassicuranti e musicalmente fruibili.
Il complesso tedesco non mira al tepore dei fumi psichedelici e delle spezie acide, ma raccoglie i resti bruciati di "The Piper At The Gates Of Dawn" e li getta nelle infinità del cosmo, rimescolando brutalmente le regole del Pop dell'epoca, facendone arma di soddisfazione e compiacimento personali. Ne viene fuori una musica nuova, mai ascoltata prima di allora, una ricerca sonora azzardata, tenuta vagamente insieme da una presunta rete concettuale (la prima traccia è intitolata "Genesis", l'ultima "Resurrection"). Una serie informe di rumori indistinti, boati, metallici fruscii avvolti da tastiere dilatate; strutture sfilacciate, trame ritmiche tribali che girano a vuoto su loro stesse. Oltre che a sintetizzatori vari, feedback, persino un flauto svolazzante suonato approssimativamente.
La seconda traccia, "Journey Through A Burning Brain", nei suoi angoscianti 12 minuti presenta le maggiori influenze pinkfloydiane degli esordi, ma senza le caratteristiche melodie fanciullesche. Un'ascesa rumoristica che raggiunge più volte la cacofonia pura, e "Cold Smoke" ne ripercorre l'andamento, con la stessa atmosfera satura e psicotica. Diversa è "Ashes To Ashes", che a deliri tastieristici contrappone assoli e passaggi chitarristici di vaga ispirazione blues e rock, almeno nella forma, perchè in questi solchi la musica "terrena" è solo uno spettro. In tutto cinque tracce di pura sperimentazione, scommessa con sè stessi, esagerazioni al limite dell'ascoltabile: una sfera magmatica informe, un caos creativo che porterà, anni più tardi, alla tiepida calma di Phaedra, ancora distante anni luce.
Un lavoro di difficile catalogazione e impossibile da valutare obiettivamente, alla lunga insostenibile, ingenuo, inclassificabile.
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