Album significativo nella vasta discografia dei Tangerine Dream, "Hyperborea" porta a conclusione il cosiddetto periodo Virgin della band tedesca (all'inglese, The Virgin Years), cioè quello di maggior notorietà e successo commerciale: questo lavoro infatti è l'ultimo uscito per la celebre etichetta di Richard Branson e soci.
I Virgin Years erano iniziati dieci anni prima con il mitico "Phaedra" (preceduto di qualche mese dal primo disco in assoluto targato Virgin, l'altrettanto mitico "Tubular Bells" di Mike Oldfield). Con "Hyperborea" siamo ormai nel 1983, la formazione è il trio Froese, Franke, Schmoelling, la fase pionieristica è ormai conclusa da un pezzo.
"Hyperborea" è caratterizzato dalla presenza pressoché costante di una gran varietà di tessiture ritmiche, rese possibili dall'uso abbondante di suoni percussivi campionati e dall'invenzione di strutture ritmiche realizzate con un arpeggiatore: tutto questo dà consistenza alla musica, soprattutto nel brano di apertura "No Man's Land" e nel breve "Cinnamon Road", che si caratterizzano entrambi per i temi vivaci e briosi. La title-track è invece placida e solenne, di fatto suddivisa in due parti distinte: nella prima, presenta uno dei temi più singolari mai sentiti dal gruppo di Edgar Froese, una melodia austera e misteriosa affidata a un synth dal timbro scuro e corposo.
Hyperborea: per i Greci antichi era la regione oltre quella da cui proviene il vento del nord, una terra gelida e perfetta dove il sole splende ventiquattr'ore al giorno. Ne vediamo uno scorcio nell'immagine di copertina e ne ascoltiamo il suono per tutto l'album, quindi anche nell'ampio "Sphinx Lightning" (quasi 20 minuti), una di quelle lunghe suites meditative che avevano reso celebri i Tangerine Dream negli anni '70. Qui, dopo un'introduzione di note ben marcate, sembra quasi di tornare ai tempi di "Rubycon" con un fraseggio di sequencer che viene a occupare gradualmente tutto lo spazio sonoro: un episodio di circa 5 minuti che lascia col fiato sospeso per l'efficacia della disposizione dei suoni e la sapiente filigrana ritmica; segue un pacifico episodio di transizione fino al ritorno di un potente loop percussivo che conclude il brano.
Questo disco può fare breccia tra coloro che amano un'impostazione tradizionale nella musica elettronica. Contiene molti degli elementi stilistici tipici dei Tangerine Dream insieme a qualche guizzo di novità. "Hyperborea", di certo, è un loro lavoro rappresentativo.
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