Trattare l'argomento Tangerine Dream non è assolutamente facile, soprattutto se questo nome evoca album storici come "Alpha Centaury", "Zeit", "Rubycon", o ancora "Stratosfear". Certo qui non mi trovo a recensire un lavoro, che come i suoi più illustri predecessori ha cambiato le sorti della musica prima sperimentale ("Electronic Meditation"), poi pop/rock elettronico, però quello di cui voglio parlare è di un album, innanzitutto piacevole, il che non guasta e poi anch'esso con degli aspetti interessanti.
Partendo dalla formazione a tre, composta dal capo assoluto Edgar Froese con il fedele (a quel periodo) Chris Franke, con l'aggiunta del nuovo entrato (si fa per dire, la sua prima apparizione è del 1980 com l'album "Pergamon"), di Johannes Schmoelling, chiamato a sostituire niente meno che Peter Baumann. Ed è proprio da Schmoelling che voglio partire, si perchè questo signore ingegnere del suono nonchè grande musicista impegnato anche sul fronte classico, (vedasi i suoi lavori solisti "Wuivend Riet" o White Out" tra l'altro bellissimi), è colui che a mio giudizio a saputo traghettare degnamente l'ultimo periodo degno di nota di questo gruppo laboratorio, verso una propria identità musicale del dopo Baumann. Ed ecco lavori come "Pergamon" che al pari di "Poland" considero il miglior lavoro della decade '80 o "Tangram", o ancora album meno blasonati ma non banali, come "Hyperborea", "White Eagle" dove iniziano a modificarsi le tempistiche delle composizioni, passando dal concetto di musica cosmica, alla composizione sì ampia ma con un ossatura più rigida e schematica, con contrappunti ritmici (che poi porteranno a essere il nuovo marchio di fabbrica dei Tangerine, fino all'ultimo trittico sulla Divina Commedia), no indifferenti come nel caso di "Exit", per poi sul finire degli anni '80 arrivare a composizioni più corte e leggere, con influenze techno come ad esempio "Le Parc". Voi direte, cosa centra tutto questo con "Poland"?. Bene le citazioni dei lavori fin qui da me fatte non sono per autocompiacermi, ma per creare le condizioni necessarie affinchè vi riaffiorino i ricordi musicali di questi album, si perchè "Poland", registrato dal vivi a Varsavia, si può considerare la genesi ed il completamento di tutto il periodo '80 dei Tangerine. Basta ascoltare il brano d'apertura "Poland" che inizia con uno speaker che annuncia in maniera fredda e autorevole i tre componenti, ad un pubblico prima vociferante poi attento, l'inizio del concerto. E il concerto inizia in maniera splendida con un incedere ritmico sostenuto da geometrie elettroniche, che si amalgamano perfettamente con la melodia del piano elettrico e con il tappeto sonoro dei vari sintetizzatori, e allora la musica ci guida fino ad un percorso caldo e denso, umido e plasmatico, dove si riconoscono le melodie di brani come "Warsaw In The Sun" o di "Cinnamon Road". Il tutto si collega a "Tangent", secondo brano, (in realtà è una suite unica come nello stile live dei Dream), che attinge a piene mani da lavori come "Vulcano" o "Exit", pur mantenendo una propria identità. Si prova quasi fermento nell'ascoltare sul finire, la chitarra di Froese che riesce a ricamare una melodia accattivante su una maglia di suoni spaziali. Il secondo Cd si apre con "Barbakane", brano più meditativo che ci porta a delle atmosfere bucoliche invernali, con tanto di foschia mattutina, qui le mani Froese e Franke ci riportano a "Ricochet". L'album si chiude con "Horizon", giusto prosequo, che porta l'ascoltatore al termine di questo lavoro in maniera soffice e ovattata, dando l'impressione che le note si smaterializzino.
In conclusione penso che "Poland" sia l'ultimo vero grande lavoro degno del nome Tangerine Dream, in ragione di tutto quello che hanno fatto in seguito, di grande mestiere ma di dubbio valore, il che tutto collima con l'uscita di scena dal gruppo di un certo Johannes Schmoelling.
Carico i commenti... con calma