Generalmente sono sempre stato contrario a raccolte, "collector's edition", compilation musicali varie. Ci sono alcuni generi in particolare che, per loro stessa natura, non possono rientrare felicemente nell'ottica del best of: uno fra tutti il progressive rock, spesso basato sui famigerati concept albums e canzoni concatenate fra loro in vari modi. Stesso discorso per l'ambient, la musica "free" e altri generi.
Ebbene, sono rimasto piacevolmente colpito da questa raccolta dei tedeschi Tangerine Dream: non ci sono i pezzi migliori tenuti insieme per raggiungere il minutaggio necessario a creare un banalissimo "The Very Best Of...Tangerine Dream"; fortunatamente, la proposta è decisamente più interessante, anzi senza esagerazione si rivela eccellente, in quanto in "The Virgin Years 1974-1978" sono racchiusi, per intero su tre cd, i cinque stupendi album editi, appunto, dall'etichetta Virgin.
Le pietre miliari ripescate sono i difficili e sperimentali Phaedra e Rubycon, veri capisaldi della musica elettronica e rock mitteleuropea, Ricochet, registrato live ma come consuetudine della band formato da pezzi inediti, il più accessibile ed elettronico Stratosfear ed il minore ma ancora apprezzabile Cyclone.Il tutto è arricchito da bonus tracks all'epoca presentate come singoli e b-sides (solitamente estratti delle varie suites per la commercializzazione anche su 45 giri).
Come già detto, Phaedra e il seguente Rubycon sono i maggiori capolavori (assieme all'altrettanto imprescindibile Alpha Centauri, di qualche anno prima) della fase più significativa del gruppo tedesco: minuti che trascorrono lenti, dilatati, paesaggi sonori dalle tonalità blu, un suono che si sviluppa fino all'orizzonte, immergendo l'ascoltatore nel tepore di una realtà tra veglia e sogno, tra atmosfera e cosmo.
Ricochet aumenta la componente epica, e la prestazione dal vivo risulta più solenne ed imponente, diversa ma altrettanto coinvolgente. Ad una dimensione più umana appartiene il seguente Stratosfear, che al suono di chitarre in feedback, bassi avvolgenti e percussioni lontane preferisce elementi elettronici più definiti e sintetizzatori persistenti. E' il 1976, segno che i tempi stanno cambiando, e la musica, dai passati deragliamenti post-psichedelici si sta evolvendo in qualcosa di più facile consumo.
Cyclone, del 1978, risente della prima stanchezza compositiva del gruppo, che si inoltra in territori più rock e "fisici", perdendo molta magia del passato; incompleto, ma anch'esso interessante. Siamo ancora lontani dalla mercificazione elettronica delle soundtrack che legittimamente aumenteranno i conti in banca dei tedeschi.
Una grande occasione per scoprire (o dissotterrare) una fetta di musica ormai lontana nel tempo, e distante dalla concezione odierna della stessa. Altri tempi.
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