Dopo aver passato una vita intera a cercare di sfogare la rabbia e la frustrazione, tipiche di chi non riesce ad esternare del tutto le proprie emozioni, attraverso la potenza e la violenza sonora del metal e dopo essermi crogiolato volontariamente, quasi in maniera masochista e cercando intenzionalmente sensazioni pessimistiche, sulle note della darkwave più crepuscolare, l'altro giorno in macchina, mentre mi accingevo alla quotidiana scelta del cd da inserire nel lettore, mi ero reso conto che, in quel momento, ne avevo le palle piene.
"Ho voglia di qualcosa di leggero", ho pensato, ma nel porta cd non avevo niente di tutto questo. Il mio momentaneo senso di non appagamento, fortunatamente, fu colmato dall'ascolto della classica canzone easy listening che mi piombò al punto giusto.
"I blame you
for the moonlit sky
and the dream that die
with the eagles flight,
i blame you
for the moonlit nights
when i wonder sky
are the seas still dry?"
Il ritornello orecchiabile e coinvolgente di "Sleeping Satellite", mi ha fatto conoscere Tasmin Archer, cantante di colore inglese dalla voce corposa ma melodiosa, che raggiunse il successo in Uk e nel resto d'Europa, proprio grazie a questa canzone. Una cantante dotata di un gran talento ma che, tuttavia, non seppe ripetere la fama acquistata con l'album di debutto, intitolato "Great Expectations", uscito nell'ormai lontano 1992. Insomma, una delle tante meteore affacciatasi nel firmamento musicale.
Un peccato davvero, perchè "Great Expectiations", è un ottimo album pop-soul, pieno di canzoni melodiche e facilmente assimilabili tanto da canticchiarle inconsapevolmente subito dopo l'ascolto. Certo, non si tratta di niente di estremamente originale, ma in ogni caso il disco adatto da ascoltare come giusta colonna sonora per una pausa di relax o da accompagnamento per qualche impegno che non richiede particolare sforzo.
Segnalo, in particolare, oltre alla già citata "Sleeping Satellite", la successiva "Arienne", la quasi country "Lords of The New Church", in cui sembra quasi di udire una Tracy Chapman più dolce e meno baritonale, il pop-rock di "Steel Town", la ritmata "Somebody's Daughter" e l'intensità di "Hero".
Insomma, chi si è stancato di sorbirsi l'ennesimo "...my name is Lucifer, please take my hand" oppure "... sport the war, war support, the sport is war, total war", e chi non si vuole arrendere alla decadenza e tristezza spirituale di "Black, black planet, black world" o di "Your mornings will be brighter, break the line, tear up rules, make the most of a million times no", può trovare il calore, la positività e la leggerezza di cui ha bisogno in "Great Expectations".
Mentre voi fate tutto questo, io torno a sentire i Katatonia e i Christian Death.
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