Anno: 1995
”…canzoni di terra, d’ amore, e di altre
inimitabili ‘ sciocchezze’ .
Spirito giusto, quello di quest’ Italia
che si muove tra rituali pagani
e virgiliani percorsi
al centro della semplicità
che abbiamo dimenticato…
Spirito giusto, questo dell’ intreccio
di suoni moderni e cadenze antiche…"
E. Sisti
Ci sono emozioni che non sempre è facile spiegare.
Ancor più arduo è tentar di spiegare il valore intrinseco di una tradizione.
Ma se trasformiamo la tradizione in note, suoni, voci e colori, l’emozione è più immediata.
E’ diretta.
L’album d’esordio dei Tavernanova attinge a piene mani dalla vasta tradizione popolare pugliese e coratina, patrie di nascita dell’ottetto musicale, e ci regala strascichi di quotidiana consuetudine della quasi scomparsa civiltà contadina meridionale.
E’ come sfogliare un album di foto in bianco e nero incollate su pagine di cartone troppo ingiallito che odora di passato. E’ l’album di famiglia in cui si custodiscono gelosamente le proprie radici, i propri ricordi e che con tanto orgoglio si esibisce per poter ancora una volta, seduti attorno ad un braciere crepitante, illudersi di rivivere un passato fatto di semplicità e modestia fin troppo lontano.
E’ sentire l’odore incensato d’agrumi nell’aria.
E’ il ricordo di quando ci si sbucciava le gambe tirando calci ad un pallone di stracci per strada.
E’ terra battuta. Sudore sulla fonte. Esausti cavalli e panieri di frutta appena colta.
Dal punto di vista prettamente musicale i Tavernanova vantano una formazione di tutto rispetto le cui basi si fondano su studi ed influenze di stampo classico (basti pensare alle chitarre di Aldo De Palma, abilissimo nei loop, o alle tastiere di Rino Mazzilli), jazz (il bassista Pierluigi Balducci ne è massima espressione, vantando collaborazioni con Luis Sepulveda, Sarah Jane Morris, Roberto Ottaviano e Ernst Reijseger) ed etnico (grazie anche alle calde percussioni di Cesare Pastanella). Il tutto è sapientemente convogliato in un unico sound, ricercato ed appagante. Anche per le orecchie più esigenti.
Quel che ne viene fuori è un complesso elaborato di suoni e melodie tradizionali che si accompagnano con ritmo incalzante a quella musicalità dialettale tipica del nord-barese, generata dalla bravura nella stesura dei testi di Rino Mazzilli e Franco Quatela.
Insomma un ottimo album, senza alcun compromesso votato al commerciale. Solo un’estrema voglia di fare musica. Consigliato vivamente a chi gradisce la musica tradizional-popolare.
Accattatiue, uaglio’
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