I Tazenda senza Andrea Parodi non possono chiamarsi Tazenda. Dopo la dipartita del cantante, c'è stata solamente una Camedda & Marielli Band. Ma non i Tazenda.
Se Tazenda (1988) è il disco che li ha lanciati grazie a brani quali "Carrasecare" e "No Potho Reposare", Murales (1991) li ha resi famosi grazie a "Disamparados (ops, Spunta La Luna Dal Monte)", "Mamojada". "Nanneddu", "Limba" (1992) rappresenta il testamento artistico ultimo dei Tazenda (penultimo, se si considera Tazenda Live Reunion del 2006).
Il suond di "Limba" (in Italiano "Lingua") sa di vecchio, a causa delle sonorità elettroniche ottantine che permangono nonostante al tempo fossimo negli anni novanta, ma che tuttavia vengono stemperate rispetto a "Murales". Sempre presenti le sonorità della musica popolare sarda, soprattutto le Launeddas, ma anche l'organetto e la fisarmonica. Ed è grazie a questa commistione che il disco è ancora fruibile e, in un certo senso, godibile (non si sarebbe arrivati ai medesimi risultati con le sole basi elettroniche).
Il disco è pieno di piccoli gioielli che meritano nota: la title-track, una serrata difesa, invito all'uso e all'aiuto della lingua sarda, che al tempo stava scomparendo ancora più di oggi, in quanto, dall'alto del perfetto italiano di molti individui, "parlare in lingua sarda era roba da gente grezza".
"Pitzinnos In Sa Gherra", dai forte accenti antibelligeranti, che gli consentì la seconda partecipazione consecutiva a Sanremo, ma con un minore successo rispetto alla più fortunata "Spunta La Luna Dal Monte" dell'anno precedente.
"S'ispera Manna" racconta della possibiltà di un'altra vita dopo questa, dove "si tornerà a cantare e a fare all'amore".
Non la Giamedas Maria nasce da un antico motivo-canto della tradizione sarda.
Si passa per il dramma della siccità (che in quegli anni attanagliava l'isola) di "Etta abba, chelu" (letteralmente "butta acqua, cielo"), che vanta la partecipazione vocale di Fabrizio De Andrè, il quale restituisce il favore a Parodi & Co. che avevano concesso le loro voci nel brano "Monti do Mola" del 1990 nell'album del Faber denominato "Le Nuvole". Degna di nota anche "Deus Ti Salvet Maria" già arcinota per la (migliore) versione quasi floydiana dello stesso De Andrè, inclusa nel suo album "Indiano" del 1981.
Meno interessanti, seppur valide, a mio avviso, "Preghiera Semplice", che permise al gruppo di partecipare al Festivalbar, e Vai (senza di noi).
Termino con il brano che considero il vero capolavoro sottovalutato dell'intero disco: "Astrolicamus" (letteralmente Astrologhiamo).
Nel contesto isolano, sarebbe un disco da 4,5. Ma nel contesto nazionale, il voto scende a 3,5.
Un ringraziamento particolare ad Andrea Parodi, che già nel 1990 era entrato in una fase di rottura con Camedda e Marielli, a causa di diversi orizzonti e prospettive musicali, più etniche e meno pop per il primo, commerciali per gli altri due. Nonostante ciò, è rimasto con il gruppo e ha sfornato due album formidabili, "Murales" e "Limba", più un terzo, "Fortza Paris" (del 1995) che invece ha sancito la fine del sodalizio artistico dei tre.
E la fine stessa dei Tazenda.
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