"Alla prossima, ciao Cagliari, prima o poi ci sarà!"

E invece no. Quella del 2005 all'anfiteatro di Cagliari è l'ultima esibizione documentata dei veri Tazenda, quelli con Andrea Parodi. Sì, perchè l'anno successivo il cantante morirà a causa di un male incurabile

Poteva essere il congedo definitivo, un addio con stile. 

La volontà ultima di Parodi, la rottura di un silenzio e di un muro comunicativo con Marielli e Camedda che durava da quasi dieci anni. Il testamento dei Tazenda. 

E invece abbiamo assistito a "Vida" (2007), "Madre Terra" (2008) e "Il Nostro Canto" (2009), tutti lavori piuttosto scadenti, pieni zeppi di rivisitazioni, performance live e discutibili duetti (E. Ramazzotti, F. Renga, G. Grignani, M. Carta). La voce di Beppe Dettori non può che far rimpiangere quella del grande Andrea. Insomma, sono anni duri per i Tazenda; c'è una progressiva e continua picchiata di vendite, date dei concerti, l'ispirazione creativa sta venendo sempre meno. Tirando le somme, forse è meglio che questo stanco pianeta muoia una volta per tutte.

Siamo ora nel 2005. Un anno prima il presentatore televisivo Giuliano Marongiu ha finalmente toccato (si mormora) l'argomento tabù: una possibile reunion. Prima parla Parodi, poi gli altri due. Tutti e tre sono d'accordo. Si fa.

Andrea Parodi è fresco di una splendida collaborazione con Al Di Meola, ha pubblicato alcuni stupendi dischi da solista (in primis "Abacada"), e si appresta a entrare in studio per abbozzare "Rosa Resolza" con Elena Ledda.

I Tazenda invece sono reduci da alcuni discreti album ("Sardinia" del 1998, "Bumba" del 2005) e dal bellissimo live "Bios".

L'attesa è trepidante. Sono in programma alcune date. In ogni parte dell'isola, come non accadeva da anni, c'è il tutto esaurito. Ecco, si inizia: Una parte recitata nella quale si ringraziano i fan, segue la meravigliosa "Desvelos", stupendo brano da apripista collocato opportunamente per esaltare le potenzialità vocali di Parodi.

"Carrasecare", classico, per passare a "Un Alenu 'e Sole", giustamente sottratta a un oblio quasi incombente e ricollocata, con una magnifica rivisitazione, nell'opportuno e meritato piedistallo.

Fra le "giovanili" "A Sa Zente" e "Chelu Nieddu" vi è la famosa "Pitzinnos In Sa Gherra", "Sa Festa" e "Armentos", ripescata dal repertorio solista del cantante, la formidabile "Mamojada" e la nota "Naneddu" . Chiude il disco la presentazione del gruppo, con una ripresa di "Carrasecare".

Dulcis in fundo: "Alla prossima, ciao Cagliari, prima o poi ci sarà".

Un disco che in realtà doveva essere doppio. Mancano non poche hit ("Preghiera Semplice", "No Potho Reposare", "Disamparados" ad esempio) che non sono ancora state "curate" con dovere e che forse andranno a formare un possibile Tazenda Reunion 2.

Manca inoltre il mio brano preferito, "Astrolicamus", divenuto famoso solo negli anni recenti (e di fatto mancante nel best of del 1997), ma pare che Parodi lo abbia tenuto per se fino alla morte, diritti compresi, e lo eseguisse soltanto durante i suoi concerti da solista.

Nonostante ciò è un ottimo disco, anche se la malattia di Andrea stava iniziando a manifestarsi in maniera chiara ed evidente, provandolo fisicamente, e in minima parte anche da un punto di vista vocale. 

Ogni volta rimango con l'amaro in bocca, e al tempo stesso un groppo sale in gola.

Ho passato la mia adolescenza nel rincorrere moltissime band britanniche o americane, senza rendermi conto che in casa, nella mia isola, avevo una grande band, che trattava argomenti, questioni, problematiche e aspetti della mia terra. E, perdipiù, attraverso l'uso della mia lingua. Ora che ho 20 anni nemmeno compiuti, assistere ad un concerto dei Tazenda non è la stessa cosa. Con Andrea era (sarebbe stata) tutt'altra musica.

Errori di gioventù, finchè segui il branco.

Non mi rimane che ascoltare questo disco, e continuare a immaginare Andrea sul palco, con tutta la sua grinta e il suo carisma.

Per coloro che hanno avuto la mia stessa sfortuna.

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