Secondo lavoro per i quattro shoegazers newyorkesi, giovani astri nascenti della Projekt. Questo "Different Shade of Beauty" spacca la critica musicale in due fazioni: quelli che lo acclamano come "monumento del Dream Pop" (citazione da Ondarock) ed altri che, come me, lo ritengono un solo buon album o poco più. A dire il vero, questi Tearwave, a mio avviso, non riescono a scrollarsi di dosso l'etichetta di "emulatori": la loro proposta, un qualcosa di visto e già visto, si rifà spudoratamente allo shoegaze di Lush e Slowdive ed alle melodie dream pop di Cocteau Twins, tutti gruppi citati dai quattro come loro principali ispirazioni, il tutto mescolato con quelle atmosfere darkwave à la Black Tape for a Blue Girl.

Il chitarrista/tastierista Doug White é il vero protagonista di questo full-lenght. Le sue soluzioni sonore sono molteplici e conformi ad ogni canzone: stratificazioni sonore che non eccedono mai nella saturazione, muri di distorsioni che danno alle canzoni quella patina di impalpabilità tipica del genere e, addirittura, intermezzi acustici e scale orientaleggianti. Questo denso e corposo sottofondo musicale si amalgama alla perfezione con il cantato angelico di Jennifer Manganiello, che conferisce alle composizioni quel retrogusto gotico à la Cure (altra grande influenza per i quattro): é questo il binomio che rende alcune delle traccie del disco delle vere perle di etereità ed astrattezza come "Holding On", "Shattered Fairytale", "Question", "72 BPM" e "Nothing's Wrong". Quello che tradisce questi Tearwave é d'altro canto la voglia di strafare. Questo "Different Shade of Beauty" scorre, con le sue diciassette canzoni, per un'ora abbandonante senza una sola differenza che sia una! Il cantato monoespressivo e venato di tragicità della Manganiello in particolare rischia, proprio per l'eccessiva durata del lavoro, di diventare una solfa terribilmente ammosciante, mentre non bastano alcune ottime canzone per non provocare qualche sbadiglio all'ascoltatore.

Riassumendo: ottime premesse un po' calpestate dall'esagerato e straripante songwriting. Consigliatissimo agli amanti del genere, un po' meno longevo per tutti gli altri.

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