Sono tutti li in studio. Stone Gossard alla chitarra ritmica, Jeff Ament al basso, Mike McReady alla solista, Matt Cameron alle pelli e il suo compagno nei Soundgarden nonché frontman Chris Cornell alla voce.

Hanno una manciata di brani demo, registrati per inserirli in un album-tributo ad un amico scomparso, Andrew Wood, cantante dei Mother Love Bone e compagno di stanza di Chris.

Non è uscito vivo dagli anni dorati, e un'overdose ha spazzato via la sua promettente carriera. Adesso è soltanto "uno dei tanti drogatelli morti a Seattle con la schiuma alla bocca". É la stessa polvere che lo aveva plagiato. Ma é anche molto più di questo, e li tutti lo sanno. Magnetico frontman e sensibile songwriter. Era lo Stardog Champion.

Si parla di un brano che tratta il tema della distinzione eterna ricco/povero. Di come il primo sfrutti l'altro per affermare se stesso.

C'è un giro di accordi, note che dal basso salgono ad osservare una vetta forse irrangiungibile. Entra in scena la voce del songwriter:

Non mi importa di rubare il pane dalla bocca della decadenza.

Ma non posso nutrire i deboli quando la mia tazza è troppo piena.

Sulla tavola il fuoco sta cuocendo.

E stanno sfornando bambini, gli schiavi stanno tutti lavorando.

Il sangue sulla tavola, le bocche che masticano. Ma io ho fame.

Cornell può raggiungere livelli impressionanti con il suo canto, ma ha problemi con i cori e con la parte in cui raggiunge le tonalità piú basse. È Frustrato.

Allora il cantante dei Mookie Blaylock, Eddie Vedder, che è da poco arrivato li da San Diego riflette sul fatto che non c'entra nulla con tutto questo, non sa ancora quante vite scalderà col suo timbro baritonale ma qualcosa lo spinge.

Decide di provare ad aggiungere maggior pathos al pezzo. Così si immerge in quel clima avvicinandosi al microfono e all'incedere della batteria va anche lui:

Non mi importa di rubare il pane dalla bocca della decadenza.

E va avanti fino alla strofa in cui la sua voce e gli acuti di Chris si incontrano per fondersi.

Ed io ho fame.

Questa la frase che segna la coesione tra le due anime, li a sudare, urlare e lamentarsi insieme.

Ogni cosa a questo mondo fa parte inesorabilmente di un ciclo.

Andrew è morto, gli anni ottanta sono morti. Ma le loro anime risorgono in altri abiti.

E tutto ha di nuovo inizio.

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