La terza opera dei "Ten Years After" dal titolo "Stonedhenge" venne registrata tra il 3 e il 15 settembre del 1968 presso il British Decca's West Hampstead Studio, ed uscì il 22 febbraio dell'anno seguente, raggiungendo nelle classifiche di vendita inglesi la posizione numero 6; in quelle americane, invece, non andò oltre la 61.

Il disco (della durata di 35 minuti circa) è composto da 10 tracce, tutte firmate "Ten Years After", una delle quali uscì come singolo il 29 novembre del '68 ("Hear Me Calling") con al lato B una versione ridotta di "I'm Going Home".

La prima, "Going to Try", è un blues variegato musicalmente, a differenza del cantato, dove Alvin Lee ripete per tutta la durata della canzone la solita frase che si alterna a parti strumentali frenetiche e altre decisamente più lente. Buona sezione di organo sul tappeto di suoni creato dai musicisti. "I Can' t Live Without Lydia", scritta e suonata interamente dal tastierista Chick Churchill, è un piacevole pezzo di piano di 1 minuto e 20 che ci porta a "Woman Trouble", blues molto jazzato con assoli di organo, chitarra e basso che dialogano perfettamente con la batteria.

Nuovamente un pezzo di breve durata "Skoobly-oobly-doobob", dove questa volta è Alvin Lee a intrattenere l'ascoltatore con degli assoli accompagnati a fotocopia dalla sua voce, il tutto in maniera perfetta e senza errore. Notevole e al tempo stesso divertente. Viene poi il momento della già citata "Hear Me Calling", canzone in pieno stile "Ten Years After" con assolo di chitarra in pieno stile Alvin Lee che si staglia su tutta la parte centrale del pezzo, probabilmente la migliore di tutta l'opera.

"Sad Song", è invece una linea di basso ripetuta per 3 minuti buoni con la voce di Lee che lega alla perfezione con il ritmo che aumenta ma che non comporta alcun cambiamento nella struttura della canzone. Il titolo non potrebbe descriverla meglio. In "Three Blind Mice" tocca al batterista accompagnarci fino alla traccia seguente con colpi sui tom senza però dare troppo nell'occhio nel minuto da lui occupato; pezzo altamente trascurabile, che dà la possibilità di apprezzare ancora meglio "No Title". 8 minuti di blues, che cominciano sulla falsa riga di "Sad Song", ma che sfociano in assoli impressionanti del buon vecchio Alvin Lee. Dopo di ciò organo e psichedelia, new entry per i "Ten Years After".

Si arriva così a "Faro", scritta da Leo Lyons, che seguendo le intenzioni delle tracce precedenti ("I Can't Live Without Lydia", "Skoobly-oobly-doobob", "Three Blind Mice") permette ad ogni singolo strumentista di esibirsi in totale solitudine, anche in questo caso per poco più di un minuto e passando del tutto inosservata. Tocca quindi a "Speed Kills" chiudere l'album con fischi di treno e di chitarra. Canzone che ricorda il selvaggio west, quando i cow boys rincorrevano le vacche nelle praterie dell'Arizona.

Ci pensa poi un presumibile incidente ferroviario a far terminare la canzone e l'opera, che si può ritenere l'ultima del filone prettamente blues dei "Ten Years After", in quanto a cominciare da "Ssssh" la band si sposterà si territori decisamente più hard rock.

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