Dopo uno splendido full-length intitolato "Maaaet", uscito nel 2006, il trio lappone ritorna in scena con il suo nuovo lavoro uscito verso la fine dello stesso anno, "Airut - Aamujen". Inizialmente era stato proposto come un side-project di due componenti dei Tenhi, Tyko Saarikko e Ilmari Issakainen (gli Harmaa) e successivamente adattato e pubblicato sotto la propria etichetta.

La scelta stilistica di questo nuovo disco è di gran lunga differente da quella del predecessore, dove la presenza delle chitarre acustiche copriva un ruolo fondamentale nei vari brani, in cui le malinconiche ed eteree note del pianoforte e degli archi risuonavano con eleganza nelle tracce. In "Airut - Aamujen" le sei corde vengono messe da parte, ed è proprio il pianoforte ad essere messo in primo piano come unica componente melodica, accompagnato qualche raro inserimento dei synth e da un minimalismo ritmico di basso e batteria. Il risultato non è deludente, anzi, con questa "sperimentazione" i Tenhi dimostrano la loro genialità nel riuscire a trasmettere all'ascoltatore la sensazione dell'atmosfera naturale della loro madre terra (come hanno sempre fatto nel corso del loro percorso musicale), seppur rinunciando all'impiego di altri strumenti utilizzati nei lavori precedenti.

L'opera inizia con "Saapuminen", una breve intro strumentale dove i bassi accordi un piano solitario illustrano un paesaggio ormai coperto e soffocato dal gelo, e prosegue con l'incantevole "Seintensarvi", in cui la voce evocativa di Tyko Saarikko e dei lievi sussurri si intrecciano magnificamente con i fraseggi pianistici e con la delicatezza del basso e delle percussioni. Dopo le splendide "Lavitseni Kaikkeen" e "Luopumisen Laulu", che seguono lo stile della traccia precedente, giungiamo al secondo pezzo strumentale del disco, "Kuvajainen", una progressione melodica di oltre sette minuti, con evidenti influenze di stampo neoclassico. Con "Oikea Sointi" si arriva ad una perfetta metafora tradotta in musica della neve che scende trasportata dal vento, magari mentre ci si ritrova sperduti nel bel mezzo di una foresta. Successivamente l'atmosfera diventa più tetra, con "Kahluu" e "Hiensynty", i due brani più oscuri del CD, e si conclude con la dolce e melanconica "Lahelta", in cui compare l'ammaliante voce della cantante Tuukka Tolvanen (presente anche in" Luopumisen Laulu").

In conclusione questo è davvero un buon disco, che non arriva di certo alle lodi del capolavoro ma che sicuramente apprezzerete se siete rimasti soddisfatti dell'ascolto delle opere passate di questa band. Buon ascolto.

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