Respiro mormora / spreme gocce salate / goccia di pioggia solca il mio viso scavato / onde del mare / tagliano il vuoto / riversandosi giù con sofferenza. [Vastakaiun]

E' questo il poetico e breve testo dell'opener di questo lavoro, basterebbero forse questi pochi versi per realizzare e comprendere la visione sofferta che trasuda da tutto il lavoro in oggetto.
I Tenhi da buoni finlandesi si fanno palesemente aiutare dalla sinergia tra uomo ed ambiente, da simbolismi catturati in natura nella descrizione della dolorosa esperienza umana, dipingendo con pure pennellate dalla funerea cadenza, il freddo invernale della tundra ed assieme l'intangibile consistenza dell'animo umano.
Ascoltare questo CD senza accompagnarlo con la contemplazione della neve che cade al di là dei vetri di una finestra significa gustare un etereo capolavoro soltanto per metà.

Queste sonorità hanno l'incedibile capacità di descrivere ogni singolo fiocco di neve che cade da un cielo tetro, vestito di un grigio uniforme. I bianchi fiocchi minuti e leggeri che con l'elettricità dell'aria più gelida scendono lentamente per poi risalire, donando il loro destino alla brezza rimanendo sospesi nell'aria per interminabili attimi, quasi non volessero posarsi a terra e raggiungere gli altri sul freddo suolo. Quelli più grandi ed esteticamente perfetti che però precipitano, soggetti ad un tragitto più diretto, troppo voluminosi e pesanti per poter resistere alla gravità, ponendo fine più velocemente alla loro vita. Altri che cristallizzati soltanto per metà seguono la parte liquida cadendo verticalmente donando una breve e tagliente presenza nel vuoto.

Il trio di Kemi (Lapponia finlandese) apre l'album con 'Vastakaiun', quasi otto minuti di tempi funebri scanditi da una batteria minimalista e bassi ultracadenzati tra lacrime sparse di archi e piano il tutto ravvivato a tratti soltanto da un flauto. In questa bianca tundra di emozioni raggelate nel tempo i dolenti e rari versi di Saarikko risuonano quasi sussurrati, al rallentatore, come ovattati passi solitari su di un sottile strato di bianchi cristalli al limitare di un lago ghiacciato.

Nelle successive 'Jäljen' e 'Vilja' compaiono oltre agli strumenti già accennati, calde cesellature di chitarra acustica, come nebbia spinta da un vento gelido e leggero ad accarezzare il terreno imbiancato, a sfiorare solitari alberi dai rami spogli come braccia che si innalzano verso il cielo ad anelare ancestrali risposte. Di seguito 'Keväin' e 'Yötä' (='Notte') sono capitoli oscuri rischiarati soltanto dalla luce di qualche verso sempre lentissimo e mesto.
'Suortuva' e 'Tenhi' sono l'una legata all'altra a doppio filo come un'unica opera in due atti che vede primeggiare gli archi (Inka Eerola: Violino; Eleonora Lundell: Viola; Kirsikka Siik: Violoncello) sugli altri strumenti nella prima e le chitarre acustiche nella traccia solo strumentale che porta il nome del gruppo e che rimane uno dei capitoli più apprezzabili dell'album.
'Sutoi' prima e 'Katve' poi prevedono evoluzioni ineditamente quasi rapide da parte delle chitarre acustiche, sempre intrecciate alla presenza del flauto ma anche di altri strumenti che danno un tocco più folk alle sonorità che, condite da un'arpa ed un didgeridoo, rimangono cupe e risuonano di echi tribali.
La successiva 'Varis Eloinen' dall'umore sofferto e, anche questa dal sapore tribale, è solo un oscuro preludio alla conclusiva 'Kuolleesi Jokeen', eterea e quanto mai ideale per la chiusura di un'opera a tinte fosche che traduce in musica il fragile scibile umano.

Atmosfere antiche e malinconiche, caratterizzate da un'atmosfera cupa, gelida, ma nello stesso tempo che riscalda ed affascina l'anima di chi vi si rispecchia, dandole conforto. Questo sono i Tenhi, questo è Väre.
Pura arte goth-folk-ambient, come una poesia in cui l'anima si ritrovi e senta la sua più intima natura.


TRACKLIST:
1) Vastakaiun (07:58)
2) Jäljen (04:54)
3) Vilja (04:59)
4) Keväin (02:24)
5) Yötä (05:26)
6) Suortuva (07:01)
7) Tenhi (06:14)
8) Sutoi (05:54)
9) Katve (03:08)
10) Varis Eloinen (06:37)
11) Kuolleesi Jokeen (03:04)

 

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