Per tutta una serie di motivi che non vi sto a spiegare (e di cui dubito fortemente vi possa fregare anche solo un cicinin), nelle prossime settimane dovrò vedermi tutti i film di James Bond, in ordine cronologico.
Tutti.
In ordine cronologico.
Siccome mi conosco da più di 35 anni, so che, senza i giusti stimoli, rischierei di non arrivare alla fine del trailer del secondo episodio della saga.
Quindi ho deciso di recensire tutti i film di James Bond mano a mano che li vedo.
Tutti.
Mano a mano che li vedo.
E ogni volta che vedo un film, lo inserisco nella "Best Boom Bond Movie", ovvero la classifica delle migliori pellicole di James Bond secondo Bartleboom.
Tenete conto che gli unici film di James Bond che ho visto sino ad oggi sono i primi tre con Daniel Craig.
Ovviamente mi è capitato di vedere anche qualcuno di quelli con Connery, ma ero molto piccolo e, in tutta sincerità, al di là della pruderiè che le Bond Girl prucuravano al mio pube ancora implume e di qualche scena particolarmente iconica, confesso di non serbarne molti ricordi.
In sostanza, l'idea è quella di recensire non solo il film, ma anche le sensazioni che l'evoluzione del personaggio "James Bond" suscita in uno spettatore degli anni '10.
Per evitare di rendere ancora più didascalico un progetto che, me ne rendo conto, si presenta già in partenza più noioso che ambizioso, cercherò di proporre recensioni rapide, leggere e poco nozionistiche, ovviamente focalizzando l'attenzione sull'aspetto che più mi interessa delle avventure di 00secchio: la figa.
A questo proposito, ad ogni recensione verrà aggiornata anche la "Best Boom Bond Pussies", ovvero la classifica delle migliori Bond passere secondo Bartleboom.
Pronti.
Partenza.
Bang!
"Licenza di uccidere" (Terence Young, 1962)
Vabbeh, Sean Connery è un figo.
Dopo 8 minuti e mezzo di film, ha già vinto tipo 6 biliordi di paperdollari a chamin de fer e si è procurato da scopare per i prossimi 64 weekend a Pietra Ligure.
Porta lo smoking con una disinvoltura con cui io non porto nemmeno le mie pantofole a forma di cane quando sono a casa da solo la domenica mattina e fuma impunemente che tanto l'ultima volta che ha avuto la tosse o il bruciore di stomaco è stato alle elementari.
Peraltro, Wikipedia mi dice che, al tempo, lo scozzese aveva solo 32 anni.
Sarà...
A me già mi pare mio zio.
Il film, in sè, non è esattamente un capolavoro.
Probabilmente, l'ambientazione jamaicana ha avuto il suo bel ruolo nel decretare il successo della pellicola al momento della sua uscita, ma oggi l'effetto sorpresa ha lasciato soprattutto il posto all'orchite per ste cazzo di canzoncine tipo calipso che parlano di scimmie e frutta esotica e si basano tutte sulla rima "Mambo/Mango/Jambo".
Il ritmo, soprattutto nella prima parte, è un po' loffio, c'è qualche puttanata di sceneggiatura e il finale sembra quasi scritto in fretta.
In più occasioni ermegono evidenti i limiti del budget: l'impianto termonucleare del cattivo di turno puzza di cartongesso più del bagno per portatori di handicap di una pizzeria a buon mercato e tutta la storia del drago sputafuoco è una poverata come se ne vedono raramente.
In compenso, il Dr. No è un gran bel cattivo!
La storia dello scienziato malvagio che è rimasto sfigurato/menomato mentre faceva i suoi esperimenti per la conquista del mondo è un classico che ha sempre il suo fascino. E Joseph Wiseman ha quell'espressione un po' da manichino di gomma pazzo, che secondo me casca proprio a fagiolone.
Insomma, un film ingenuo ed imperfetto, ma a cui vanno riconosciuti una indubbia importanza storica ed il merito di avere gettato le basi del canone bondiano.
E veniamo al vero pezzo forte della pellicola.
Honey Rider – Ursula Andress.
Minchia.
Ovviamente ne avevo sentito parlare e, altrettanto ovviamente, negli anni ho visto un paio di milioni di volte la scena dell'apparizione del madonnone svizzero in bikini, ma non mi aveva fatto tutto sto effetto.
E invece devo dire che, contetsualizzata nel film e nel fatto che per tutta una seria di motivi ultimamente non è che qua si scopi granchè, l'Ursulona mi ha generato una tensione che non credevo proprio.
Emerge dalla acque come una Valkiria capitata per sbaglio nel quadro di Botticelli, il fisico apparentemente statuario (complice anche un plesso solare da lanciatore di peso bulgaro), ma in realtà è molto più bassa di Connery e ha una voce molto dolce, quasi infantile (nella versione originale, ovviamente).
I lineamenti del viso sono stranamente duri, quasi severi. Eppure, mentre racconta ad un sornionissimo 00semolino la sua infanzia piena di tristezza e disagio, non può non ispirare un enorme desiderio di protezione, oltre che di penetrazione.
Il suo è un personaggio tutto sommato ben caratterizzato, che mostra fin da subito una grande fragilità, oltre che delle gran cosce.
Se poi si tiene conto che passerà (verbo quanto mai appropriato...) buona parte del film vestita solo di un bikini e di una camicia bagnata zuppa, ben si capisce perchè sto scrivendo con una mano sola, mentre con l'altra mi trastullo.
Alla prossima puntata, con "Agente 007 - Dalla Russia con amore".
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