La violenza di "La rabbia giovane" non è certo superiore a quella di molte altre pellicole che ho visto, ma quello che mi ha sconvolto costringendomi attaccato alla televisione non è stata la lunga striscia di sangue che i due protagonisti si sono lasciati dietro. Terrence Malick, al suo esordio cinematografico nel 1973, dipinge un affresco agghiacciante di una giovane coppia del Midwest che con fare disumano, proprio di una semplicità animalesca, elimina gli ostacoli che si frappongono tra la loro fuga come se fossero di briciole cadute accidentalmente su di una tavola.

Un perno fondamentale dell’opera è rappresentato dal profondo legame che l'assassino (Kit) ha con la natura: il regista con continue sequenze di zoom, fotografie e panorami (vengono in mente gli splendidi fotogrammi di "Tree Of Life" per quanto le tecnologie usate non siano comparabili) cerca di inquadrare l’uomo nel contorno naturalistico. Potrebbe sembrare che il protagonista del lavoro sia il ragazzo con il fucile, ma man mano che la visione procede mi rendo conto che la coppia assume fattezze di una marionetta al cospetto del mondo naturale. La trama ci viene raccontata dalla gelida voce fuori campo della bella co-protagonista: questa voce atonale, impersonale e glaciale dà il ritmo, insieme alla musica rockeggiante della colonna sonora, all’opera creando un’atmosfera inconsistente, quasi onirica, degli avvenimenti che ci vengono raccontati senza il minimo senso di retorica, come si trattasse di un documentario con un felino che uccide una preda. Si affidano più volte al caso per scegliere la strada e le montagne del Montana sono solo l'ultima delle infinite mete che avevano scelto senza un vero motivo: sembrano una coppia di granelli di sabbia trasportata dal vento. E' una corsa fatta di pochissimi contatti, spazi isolati, e lunghi periodi di riflessione. Holly progressivamente si distacca da Kit, impossibilitata a continuare a scappare in questo modo, ed il suo abbandono sarà letale per il giovane ragazzo.

E’ un lavoro intenso che mostra già alcuni dei capisaldi del cinema di Malick: il già citato rapporto uomo/ambiente naturale, l’utilizzo di dialoghi ridotti al minimo alternati a grandi silenzi ed il messaggio filosofico dell’opera ("La sottile linea rossa""I giorni del cielo") che cerca di dare, forse senza successo, una risposta razionale ed univoca a quale sia il senso della vita. Martin Sheen e Sissy Spacek fanno un lavoro fenomenale e non mi stupisce che quest’opera sia stata presa a modello e sviluppata da altri registi (mi vengono in mente "Natural Born Killers" - "Cuore Selvaggio" ecc...). Non mi capacito, invece, come questa manciata di minuti così magnetici, intensi ed interessanti passi così di rado alla televisione nonostante l’indubbio successo che lo scrittore/regista ha acquisito negli ultimi decenni e la notevole qualità del prodotto. 

Se non avete mai visto questo film, potete farvi un’idea anche ascoltando "Nebraska" di Bruce Springsteen: scrisse questo brano dopo aver visto il film alla televisione nel 1981. Quelle note, quel tono di voce e quel tremendo testo incastrato nella dolce melodia, forse riescono a rendere la bellezza e la forza di “La rabbia giovane” meglio di quanto abbia fatto ed invogliarvi per cercarlo sul web, in biblioteca o tra i canali della televisione. 

Un cazzutissimo cult!

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