Chissà come sarebbe stato questo film se nel bel mezzo delle riprese l’attore protagonista Heath Ledger non fosse morto nel bel mezzo delle riprese? Di storie di morte e di film sono pieni gli annali delle enciclopedie del cinema ma una vicenda come quella di “Parnassus – l’uomo che voleva ingannare il diavolo” è inedita.

Terry Gilliam ha iniziato a girare il suo quattordicesimo film subito dopo “Tideland” del 2005. Una favola noir che il visionario regista di “Brazil” aveva in mente da un po’. Ma il 15 febbario del 2008 Ledger muore. Il film pare arenarsi. Si prospetta una soluzione a base di computer grafica. Una soluzione alla “Il corvo” per Brandon Lee o alla “Il gladiatore” per Oliver Reed.

Ma entrano in campo tre amici dell’attore scomparso:  Johnny Depp, Jude Law e Colin Farrell che si offrono di girare le parti mancanti. Il personaggio di Antonhy Shepard diventa così un caso raro di personaggio collettivo, e ovviamente la cosa sconvolge il corpus del film.

La trama sostanzialmente rimane la stessa annunciata: la compagnia dello strampalato dottor Parnassus, un veggente che può far viaggiare gli spettatori nella sua mente, salva dalla morte per impiccagione Tony (appeso sotto il ponte dei Frati neri di Londra come “un Calvi qualsiasi”).

Lo strano personaggio, che ha perso la memoria, si unisce alla compagnia dando una svolta alla loro fortuna. Di lui si innamora la figlia di Parnassus, Valentina (una stupenda Lily Cole che mentre il film scorre sboccia letteralmente). Valentina però è promessa al diavolo, un incredibile e sulfureo (banale dirlo ma è così) Tom Waits e Tony si dimostrerà essere un falso benefattore. Finale psichedelico tra viaggi nella testa di Parnassus e colpi di scena.

Due ore secche di colore e di invenzioni sceniche di grande fantasia, con un tocco di sensualità e un bell’alone di morte che attira sempre. Non è un capolavoro, non è senza dubbio il miglior film dell’ex Monty Python, ma nelle secche del cinema da multisala è una delle poche oasi nel deserto prima che si abbatta su di noi il ciclone dei cinepanettoni.

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