I Tesla sono cinque ragazzi di Sacramento che amano il rock e lo sanno suonare. Formatisi ad inizio anni ottanta, nel 1985 ottengono un contratto con la Geffen e l’anno successivo debuttano con il buon disco d’esordio “Mechanical Resonance”, ottenendo discreti riscontri di pubblico e critica. Nel 1989 pubblicano il successivo “The Great Radio Controversy”, album che affina le linee melodiche e vanta una produzione decisamente più curata. Quest’ultimo lavoro li consacra come una delle più belle realtà del panorama hard rock di quegli anni.
Nel tour promozionale che ne segue i Tesla improvvisano una serie di spettacoli acustici che mandano i fans in delirio e, a seguito delle forti richieste, la Geffen si decide a dare alle stampe la registrazione di uno di questi concerti (al Trocadero di Philadelphia). Nasce così il precursore della fortunata serie “Unplugged” di MTV (o EmptyV che dir si voglia) e uno dei dischi live più interessanti della storia di questo genere: “Five Man Acoustical Jam”.
Il disco è la summa del verbo musicale del gruppo, un hard rock con profonde venature blues e un raffinato gusto melodico. Ma la vera protagonista è la voce roca del carismatico frontman Jeff Keith, che dimostra la sua abilità anche come intrattenitore.
“Comin' Atcha Live” apre le danze con un blues grezzo e spigoloso, impreziosita dal medley con la famosa “Truckin’” dei Grateful Dead. Seguono due hits dal secondo lavoro: la blues-oriented “Heaven’s Trail” e la romantica “The Way It Is”. La prima cover proposta dalla band è “We Can Work It Out” dei Beatles, in una riuscitissima versione. I Tesla si confronteranno successivamente con classici quali “Mother’s Little Helper” dei Rolling Stones, “Lodi” dei Creedence Clearwater Revival e con la meno conosciuta “Signs” dei Five Man Electric Band. Tutte le canzoni vengono eseguite impeccabilmente e personalizzate con grande gusto e qualità. Ma le canzoni originali non sfigurano di fronte a questi pezzi.
“Gettin' Better”, song dalle due facce, che inizia lenta e melodica per poi sfociare in un rock più classico. E’ il preludio ai brani più ispirati della discografia del gruppo. La struggente “Before My Eyes”, con la graffiante e appassionata interpretazione di Jeff, la cui voce arriva veramente al limite delle proprie possibilità. Si prosegue con la ballata “Paradise”, con un delicato piano a dipingere, insieme agli arpeggi della chitarra, delle melodie sofferte. E se avete dimenticato gli accendini, non vi resta che asciugarvi gli occhi. A seguire il gruppo propone i propri singoli più fortunati, “Modern Day Cowboy” e “Love Song”. Il primo in versione acustica forse perde un po’ della propria carica aggressiva, ma acquista decisamente maggior liricità. La seconda invece è una ballad romantica ed ispirata con un finale in crescendo decisamente emozionante. Il disco si chiude con due episodi minori di matrice country, “Tommy's Down Home” e “Down Fo’ Boogie”, che comunque stemperano la drammaticità dei pezzi precedenti.
Siamo giunti allo spartiacque tra la fine di un’era, quella del cosiddetto hair metal, e l’inizio del nuovo fenomeno del grunge. Nonostante le sempre minori attenzioni di pubblico ed addetti ai lavori, i Tesla pubblicano due discreti lavori come “Psychotic Supper” e “Bust a nut”, prima di sciogliersi nel 1994.
Si riuniranno successivamente nel 2000, ma questa è un’altra storia. Il mio cuore si è fermato a questo meraviglioso ricordo.
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