Musica ovunque. Come sottobicchiere di un vino di pessima annata. Dimenticata in un frigor, ma il proprietario non si è accorto che è scaduta. Faccio il risciacquo in lavatrice e sento soldi, soldi. Spengo la lavatrice, ma nulla. Ancora, soldi, soldi. Come una zanzara che vola minacciosa, ma non è possibile individuare e riesce comunque a pungermi. Sbam! Mancata. Ho una soluzione: metto le cuffie. A tutto volume, il mondo fuori, non c'è più, sono dentro la musica, sono musica. La mia musica. Cosa metto? No ho dubbi.

I'm a surrogate

I'm archetypal and itinerant

I'm your excuse to long

For a superior

I will undertake

I will overcome

I Tesseract fanno musica progressive, ma di quel genere prendono la parte migliore, cioè la libertà compositiva combinata a soluzioni eleganti Quello che scartano invece è la complessità del prog, quella cosa per cui se ti distrai un attimo è meglio se ricominci da capo. E così facendo invece ti tengono incollato al loro secondo album “Altered State” che si muove su basi ritmiche djent, ma percorre spazi dove i confini non sono delimitati da definizioni postume. Proprio come nel titolo, Stato Alterato, le note si espandono in atmosfere eteree, dove fantasmi del subconscio rimbalzano tra tempi irrazionali e improvvisi rallentamenti. Mentre la voce di Ashe O’Hara rompe quella costruzione armonica quanto basta per esaltarla. Sale, ma non è semplice esibizione. Ashe corre nelle nostre anime con illuminata grazia. Ma anche quando non c'è, come in "Calabi You2, con quel suo sviso di sax, il mondo alterato continua a plasmarsi passo dopo passo, trovando spazio nella nostra memoria come fosse il mondo distopico di Orwell con la profondità interiore di Stanislaw Lem. Non citerò altri pezzi, 'Altered State', esige senza pretenderlo, di essere ascoltato nella sua interezza. Come un ottimo racconto vi trascinerà dove il tempo e lo spazio...

Si è scaricata la batteria dello smartphone. La zanzara è ancora lì. Soldi, soldi. Non c'è problema, ora è tutto chiaro. Prendo la torcia, le chiavi. Scendo le scale. E ad ogni piano. Soldi, soldi. Finalmente mi trovo davanti ad un teschio ed ad un fulmine. Abbasso la levetta. Silenzio. In tutto il palazzo. Ed è solo l'inizio.

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