• Voto:
Dopo il mio giudizio fin troppo benevolo sul discusso "Magic And Mayhem" dei finnici Amorphis (che col senno di poi rivaluterei abbassandone leggermente il voto, seppur riconoscendone la discreta qualità), ho letto con interesse una stroncatura netta su questo "First Strike Still Deadly", e ho provveduto ad ascoltarlo attentamente.
I Testament, sbronzi di successo dopo il terremoto del magnifico e giustamente osannato The Gathering, decidono avventatamente di riregistrare vecchi pezzi in una veste moderna, almeno solo a livello di sonorità. Il risultato, purtroppo prevedibilmente, è mediocre, oltre i limiti dell'insensato. Non c'è più il fascino acerbo di The Legacy, né le sonorità barocche dell'imponente The New Order, dove il gruppo losangelino dipingeva affreschi spaziali e personalissimi.
La musica che ne risulta è appannata, fintamente potente, ove l'impatto è dovuto più che altro alla linda produzione, al passo con i tempi ma tristemente impersonale. La line-up promette di ripetere gli spettacoli pirotecnici del precedente album (nel quale il talentuoso bassista Steve Di Giorgio aveva collaborato), forte di composizioni già consolidate, ma il buco nell'acqua è così fragoroso che non sorprendentemente viene accantonato in fretta dalla band stessa, facendo finta che non sia mai esistito.
"Into The Pit" appare tronfia, la prestazione vocale in "Alone In The Dark", mitica gemma minore, è pessima. "Disciples Of The Watch" e poche altre colpiscono diligentemente, come generalmente la prestazione tecnica è puntuale, ma non è in grado di stupire. Le canzoni in sé sono le stesse di più di dieci anni prima, riprodotte fedelmente al limite del dogmatico, che differenza tra gli autori di "Trial By Fire" e "Over The Wall" ed una rodata cover band da pub?
La band svolge il compitino passando uno strato di stucco economico su vecchie statue che avrebbero dovuto rimanere intoccabili, con le loro imperfezioni, le loro ruvide caratteristiche tipiche di un'epoca. Poco altro da dire, peccato.
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