Nonostante la popolarità di cui il genere è tornato a godere negli ultimi anni, nell'immaginario collettivo sembra che il thrash metal rimanga comunque legato ad una ristretta manciata di gruppi, solitamente quelli riconducibili ai Big Four, ovvero i "soliti" Slayer, Metallica, Megadeth ed Anthrax.

Tolto il fatto che non è mai stato troppo chiaro in base a cosa si facesse parte o meno di questa cricca (numero di copie vendute?) è indiscutibile che il genere, per fortuna, sia andato oltre questa ristretta lista, con gruppi di spessore che da tempo hanno superato i cinque lustri di carriera ma che, per varie cause, sono sempre rimasti legati ad un circuito più ristretto di fan. Se già tempo fa era stato considerato il caso degli Exodus e del loro mancato "salto di qualità" negli anni Ottanta, un discorso simile potrebbe essere, in parte, fatto anche per i Testament. Nati come Legacy, il gruppo si dimostra già iperattivo dalla fine degli anni Ottanta, pubblicando a ritmo regolare album che oggi sono considerati classici del genere, da "The Legacy" del 1987 a "Souls of Black" del 1990.

Se da una parte i miglior lavori dei Big Four restavano comunque inarrivabili (album come "South of Heaven" e "Rust in Peace" restano oggettivamente su un altro livello), Eric Peterson e soci hanno di sicuro avuto il merito di tenere in vita il genere anche con le vacche magre degli anni Novanta, anche se, per forza di cose, con un impatto minore rispetto ai tempi d'oro. Se, come da copione, quel periodo vide il gruppo andare in crisi, perdere pezzi per strada e affrontare anche un breve scioglimento, va comunque riconosciuto che la qualità dei vari album scritti non è mai stata meno che dignitosa, riuscendo sempre a proporre dischi quantomeno discreti e a non far apparire i cinque come l'ombra di loro stessi. Il dischetto in questione uscì in un anno, il 1994, in cui, francamente, del thrash metal non si ricordava praticamente più nessuno e tutte le formazioni maggiori si erano sciolte o stavano esplorando altri lidi.

Con "Low" i Testament tentarono di stare con un piede in due scarpe, francamente convincendo solo a metà. Se da una parte si cercò di restare comunque fedeli a schemi già proposti in passato, dall'altra ci si avvicinò a territori fino a quel momento inesplorati. L'ingresso in formazione di James Murphy, che già aveva prestato la sua sei-corde a Death ed Obituary, ebbe il merito di iniettare nuova linfa in un gruppo forse spaesato e che non stava attraversando la sua fase migliore, riuscendo quantomeno a rendere più attuale il suono proposto e a farlo rimanere a passo coi tempi. Se da una parte, infatti, va ricordato che quelli erano anni in cui Morbid Angel, Cannibal Corpse e Pantera la facevano da padroni, e il death metal stava vivendo uno dei suoi periodi maggiormente prolifici, va comunque riconosciuto che questa versione "estrema" dei Testament non sempre convince. Se pezzi come "Low", "Hail Mary" e la bella ballata "Trail of Tears" mostrano un gruppo affiatato e conscio dei propri mezzi, capace di scrivere brani come "Dog Faced Gods", forse uno dei migliori della loro lunga discografia, va anche però detto che la facciata B dell'album presenta spesso brani tanto aggressivi quanto dimenticabili, incapaci di trasmettere alcunché anche dopo ripetuti ascolti. Se la volontà di provare nuove sonorità fu di per sè lodevole, anche se in parte dettata dalla necessità di dover restare a galla in un mercato ai tempi in rapido cambiamento, in più occasioni si ha l'impressione che l'esperimento non fosse del tutto riuscito, con le sonorità death metal che mal si sposavano con il classico suono del gruppo e con brani francamente non sempre all'altezza.

Da un punto di vista puramente tecnico va comunque riconosciuto l'elevato livello degli strumentisti coinvolti, come sempre del resto, ed il fatto che quella di "Low" rimane una delle prove più interessanti di Chuck Billy, convincente sia quando si tratta di usare la voce pulita che quando si esprime su registri più estremi. Nonostante la prova più che discreta, comunque, sulla lunga distanza la crisi del genere avrebbe colpito anche i Testament, protagonisti ormai di una costante girandola di musicisti, fino allo scioglimento che ci sarebbe stato da lì a breve. Il gruppo sarebbe comunque tornato in pista tempo più tardi, prima con "Demonic" del 1997 e poi con "The Gathering" del 1999, album al quale viene solitamente dato il merito di aver rilanciato l'intero movimento thrash, anche se pure in questo caso la matrice death fosse molto presente.

Da alcuni anni a questa parte il quintetto è tornato a produrre album in studio con una certa regolarità, continuando a sfornare sempre dischi di buona fattura e con un ruolo di primo piano nella storia del thrash ormai assicurato. 

Testament: 

Chuck Billy, voce

John Tempesta, batteria

Greg Christian, basso

James Murphy, chitarra

Eric Peterson, chitarra

 

"Low":

1. Low

2. Legions (In Hiding)

3. Hail Mary

4. Trail of Tears

5. Shades of War

6. P.C.

7. Dog Faced Gods

8. All I Could Bleed

9. Urotsukidoji

10. Chasing Fear

11. Ride

12. Last Call

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