L'ora del risveglio. Un terremoto sonoro che confina tra Death e Thrash. Una rivincita su chi pensava fossero finiti. La sintesi di questo disco dei Testament è qui, in queste tre frasi.
Dopo il Thrash di timbro prettamente Speed di "The Legacy" e il Metal più orecchiabile (mainstream?) di "The Ritual", i Testament decidono di spingersi fino al confine con il Death, estremizzando la loro musica. L'esperimento era già stato tentato nel 1997 con "Demonic" senza grandi risultati, mentre questa volta il prodotto è un capolavoro. La line-up, definirla di tutto rispetto, sarebbe quasi un insulto: Chuck Billy sprigiona una rabbia immensa tra scream e growl di impatto micidiale. Peterson (anche in veste di produttore) e il bentornato Murphy (Death, Obituary) compongono riff granitici dedicando pochissimo spazio agli assoli, che vengono sovrastati dal devastante muro sonoro. Riassumendo, le composizioni artistiche di Skolnick non ci sono, questa volta si fa casino, anche se con grande perizia tecnica. Alla batteria arriva il mostruoso Dave Lombardo (Slayer, Grip Inc.), che è il vero artefice del suono brutale e massiccio che sprigiona questo disco. Un altro "italiano" entra al basso e non è uno qualsiasi. Parlo di Steve Di Giorgio (Death, Control Denied, Sadus), uno dei migliori in assoluto nel suo strumento (stesso discorso vale anche per Lombardo), che con il suo fretless bass rimane un po' schiacciato nella tempesta, ma sbuca nei vari bridge con linee originali e accattivanti.

Descrivendo cotanta potenza... Si passa dall'aggressivo esordio di "D.N.R." per poi sfociare nelle sorpendenti liriche di "Down For Life". Continuando il cammino, si approda alle pause pre-esplosione di "Eyes Of Wrath" e all'ossessivo ritornello di "True Believer". La canzone più violenta che abbia mai udito si chiama "Legions Of The Dead"; credo di aver reso l'idea. L'introduzione orientaleggiante di "Riding The Snake" è solo un tentativo (fallito) di riportare la calma. "Allegiance" è un altro capitolo di devastante potenza.

Quando si dice che il Thrash è morto nel 1991, ricordatevi che nel 1999 è resuscitato (contrariamente al titolo della prima traccia) grazie ai Testament. Devastante, aggressivo, tecnico, esaltante, violento... gli aggettivi si sprecano, la musica rimane.

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