I TFT sono un duo, James Islip alla batteria, Andy Abbott alla chitarra baritono. Queste poche informazioni sono sufficienti, per alcuni, per intuire il genere musicale, ossia noise fracassone alla Lightning Bolt.
Però i due britannici non suonano proprio così, anzi sembrano aver ingerito dosi eccessive di Battles e Don Caballero per giungere alla sintesi di un brano come "Evan Dido", due minuti e rotti di palpeggiamenti in zona post e hard rock (non sembri un insulto l’accostamento). "Tanknology" è puro divertissement, quasi tutti i pezzi hanno per titolo i nomi storpiati di musicisti, così "John Faheyshanu" è l’unico pezzo acustico, "Bruce Springstonehenge" ha il riff portante di "Dancing In The Dark", "Dave Grolsch" fa la spola fra i Melvins ed il math rock, "Stephen Hawkwind" rifà i Van Halen come se avessero esordito oggi.
Non è musica particolarmente innovativa, ma ha il pregio di non essere seriosa e di rappresentare il risultato di una stramba addizione: riff anni ’70 + drumming anni ’90 = That Fucking Tank.
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