1996. Epoca denominata “post-grunge”. Arrivata quasi al capolinea (l’ultimo disco della band sarà pubblicato due anni dopo e sarà il modestissimo “1965”), la band capitanata dallo straordinario Greg Dulli licenzia "Black Love", un disco molto intimistico dal titolo alquanto emblematico (“Amore Nero”, quell’amore scuro, serio, tutt’altro che solare…). Le atmosfere risultano molto noir, cupe, caratterizzate dalla voce semplicemente unica di Dulli che a seconda della storia da raccontare urla, grida (“Going To Town”, “My Enemy” ) oppure calca atmosfere più leggere con un timbro vocale molto più soave (come nella dolcissima “Step Into The Light” e in “Crime Scene Part One”, che apre il disco). Di grunge c’è ormai poco o nulla, tutto ciò che di grunge c’era se l’è portato via Kurt Cobain con un colpo di fucile, è inutile negarlo. Nelle undici tracce qui presenti, non ci sono affatto melodie accattivanti, non ci sono ritornelli che ti entrano subito in testa. La musica, quella sì, quella ti entra dentro al primo ascolto, ti fa vibrare come vibrano gli archi della meravigliosa “Night By Candlelight”, ti riempie dentro come riempiono il suono le tastiere iniziali di “Bulletproof”, ti fa emozionare come “Faded”, perfetto episodio di chiusura. E’ la “Closing Prayer” di questo disco. Pop rock di qualità notevole. Emozioni che viaggiano dentro senza alcun limite di velocità per 8, lunghi, interminabili minuti.
2005. Arriviamo ad oggi. Sera di dicembre. Ascoltare gli Afghan Whigs è come immergersi in un passato lungo quasi dieci anni. Melodie coinvolgenti. Riff acidi e incisivi. Voce roca e dolorante. Batteria eccezionalmente semplice che crea tappeti sonori così delicati e così strutturalmente perfetti. Emozioni che ci fanno aumentare i rimpianti per la scomparsa dalle scene di questa band statunitense. Nessuna, tra le loro produzioni, emoziona dal primo all’ultimo brano come “Gentlemen”. La perfezione appartiene solo a Dio (oppure a “Gentlemen”, fate voi). Qui però, credetemi, siamo nei piani alti del Paradiso.
“You can believe in me, baby
Can I believe in you?
What you don't know
Can hurt you, child
All the things a mind can
Do to you”
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