Personalmente reputo che l'andamento della Hellcat, l'etichetta di Tim Armstrong, sia decisamente troppo altalenante per poterla definire una buona etichetta. Tra brutte copie dei Rancid (Left Alone, Time Again, Orange), band psychobilly senza troppo mordente (Tiger Army, HorrorPops, Nekromantix), lo ska dei Westbound Train e il repellente glam rock degli Heart Attacks, il materiale degno di nota è veramente poco (citerei gli inarrivabili Joe Strummer & The Mescaleros, The Slackers e Dropkick Murphys).

Ora però la Hellcat esce con un gioiellino di soul/reggae che non lascia indifferenti: Reggae Hit L.A. degli Aggrolites.

Nonostante molti giornali li abbiano etichettati come una band ska, gli Aggrolites non sono per nulla ispirati a Bad Manners, Specials e Madness ma si presentano come un miscuglio perfettamente miscelato di Wailers, James Brown, Toots and the Maythals, Wilson Pickett e Meters.

Reggae Hit L.A. è dunque una sintesi di roots reggae, funk e soul puro e semplice, senza mezzi termini.

Una perla in un mare di mediocrità.

In questo disco vive l'essenza di capolavori come Maggot Brain dei Funkadelic, Catch a fire di Bob Marley & The Wailers e l'opera omnia di James Brown, dimostrando come gli Aggrolites siano senza dubbio una band al di sopra delle righe, meritevole di candidarsi tra i più grandi rappresentanti odierni del genere.

Assieme a Peculiar degli Slackers e Destroyer di King Khan & his Shrines, Reggae Hit L.A. forma il trittico perfetto per affrontare l'imminente inverno.

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