Domenica mattina
Sveglia presto: solo un caffè per non appesantire.
L‘oro in bocca…
Infilo la tutina presa da Decathlon. Le scarpe in tinta, lo smartphone con Runkeeper e – novità - le cuffie bluetooth prese da Amazon apposta per correre.
Connessione riuscita! Metto il cappellino della Roma e sono pronto. Mando anche un messaggino di sfida al mio vecchio compagno di merende BlueDream… vedi che lo sveglio. Peppa Pig! sono le 7.00, ma diamine sono troppo carico! E poi il messaggio è urgente: Attento BlueDream che vengo a prenderti (metaforicamente, ovvio)! Ci allego anche un selfie col dito puntato. Ouzzapp che robba! Bene accendo la radio su MC2 e vado.
Silenzio
Mmmh. La radio è accesa…
Ma non suona.
Pensa, pensa, pensa…finché non si accende una lucina nella mia mente.
Ora: che gli avrà frullato in testa a quegli scenziati della Samsung quando si sono inventati che se non inserisci il jack delle cuffie la radio non funge.
Allibisco! Ma non mollo. Non posso rinunciare alle cuffie Bluetooth.Tornare agli auricolari sarebbe una sconfitta troppo cocente. Non sarò io a gettare la spugna.
Non stamattina!
Accendo il player e guardo cos’ho nel dispositivo, per accompagnare la mia corsa vittoriosa.
Ed ecco che fra gli album in memoria si fa largo un file ormai dimenticato.:
The Alan Parsons Project – Pyramid
Esco. Solo con la mia missione.
Correre.
La strada è ai miei piedi.
Entra Voyager. Nessun titolo fu mai più azzeccato. Una saetta di quattro note. Mi introduce nello spazio metropolitano da conquistare. Ho adrenalina; ho fiato. E poi è discesa. Vado come un’astronave!
What Goes Up… è il suo seguito naturale. Sembra ti dica: bravo ora però tieni il tempo. Sarai ricompensato. E la ricompensa viene a metà del brano, quando il solo di chitarra viene intramezzato da un coro di fiati. Una fanfara trionfante! Non sto più correndo ora. Volo sopra l’asfalto.
Purtroppo dura poco.
The Eagle Will Rise Again sarà pure una bella canzone. Piena di pathos e speranza. Ma l’aquila deve volare ora. O mai più!
Devo dire che con One More River e Can’t Take It With You mi riprendo un po’. I riff incalzanti, il ritmo sincopato. Si, sono ancora in pista.
Ma si sente la fatica.
La campana a morto di In The Lap Of The Gods suona come una fucilata sulle mie velleità sportive. Poi suona il gong ed ecco che mi si para davanti la maestà del circolo degli dei. Mi sento piccolo piccolo. E lo sono, perche le forze mi stanno abbandonando. Devo rallentare. Peccato. La musica ora meritava davvero.
Le note sferzanti che introducono Pyromania fanno male al mio ego. Ho le gambe di legno. Credo che la mia rivincita sull’amico Bluedream dovrà perlomeno essere rimandata.
Sono alla fine, lo so. Si avvicina l’ora della dipartita.
Arriva Hyper-Gamma-Spaces. È la colonna portante di tutto l’album. Credo il pezzo più famoso. Merita uno scatto d’orgoglio. Ci provo ma non è il massimo. Lo so le piramidi non sono per me. Sono l’ombra di un solitario. Mi identifico con le parole dell’ultimo brano. E cedo alle lusinghe. Abbandono la corsa sulle note tristi di Shadow Of A Lonely Man.
Pigio sul tasto del Galaxy per terminare l’attività di RunKeeper.
Il risultato è un modesto 6.53 Km; in 37min.59 secondi. 703 calorie bruciate.
E il mio orgoglio ferito
Però bel disco Pyramid!
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