The Allman Brothers Band – Live at Fillmore East Deluxe Edition
Tracklist
CD1:
1-Statesboro Blues
2-Trouble No More *
3-Don’t Keep Me Wonderin’ *
4-Done Somebody Wrong
5-Stormy Monday
6-One Way Out *
7-In Memory Of Elizabeth Reed
8-You Don’t Love Me
9-Midnight Rider *
CD2:
1-Hot ‘Lanta
2-Whipping Post
3-Mountain Jam *
4-Drunken Hearted Boy *
*non presenti nell’originale doppio LP pubblicato nel 1971.
Volete la Allman Brothers Band con la Line-up originale ed al massimo della forma? Bene questo è il disco che fa per voi!!! Lo scetticismo che spesso accompagna le pubblicazioni di vecchio materiale d’archivio, non deve far dubitare della bontà di questo prodotto che oltre trent’anni dopo permette di arricchire e completare lo scenario aperto dal disco originale del 1971. Questo doppio è semplicemente il più sensazionale live di ogni tempo, suonato dall’unica formazione in grado di spaziare dal rock al blues, al jazz senza perdere mai un colpo. Nessuna band, per quanto grande, può essere paragonata a quella fissata in questi immortali solchi. D’altra parte la scaletta parla da sola e le performance dei membri del gruppo è sbalorditiva, a partire dal devastante e sottovalutato Duane Allman.
CD1
I. STATESBORO BLUES
Si parte forte con una cover di Blind Willie McTell…se questa risulta essere abbastanza canonica nel riprendere la struttura del brano originale, è la grinta del gruppo ed il talento chitarristico di Duane a far decollare il pezzo; i licks di chitarra con cui si apre sono a dir poco sublimi e Duane si conferma il più grande chitarrista del mondo in fatto di feeling e tocco (che poi è quello che conta). Il basso e doppia batteria sono molto precisi e la calda voce di Gregg impreziosisce il tutto…che inizio!!!
II. TROUBLE NO MORE
Doppia cassa, ritmo incalzante, un gran riff di chitarra ed un grintosissimo Gregg contribuiscono a fare di questo brano di Muddy Waters, una delle più belle e tirate interpretazioni blues che si siano mai sentite.
III. DON’T KEEP ME WONDERIN’
In studio era uno dei pezzi più drammatici e tirati di Idlewild South, qui perde parte qualcosa di quel pathos a causa della ritmica più andante e meno secca che sulla versione domestica, ma la suonano comunque alla grande…“Don’t Keep…” è il classico bluesaccio paludoso di quelli che piacevano tanto ai nostri: sentite come lavorano assieme l’armonica e la slide e come la voce di Greg sia un vero inno al blues; ottima tra l’altro la sua prova all’hammond che dona quel tocco di originalità tipico della ABB.
IV. DONE SOMEBODY WRONG
Ecco un’altro di quei pezzi, che andrebbero accreditati a Duane Allman solo per quello che combina con la sua micidiale chitarra slide in apertura (come accade in Statesboro Blues); il brano è del grande Elmore James, pioniere della slide…i fratelli ancora una volta spingono come disperati e la ritmica è perfetta…blues allo stato puro…
V. STORMY MONDAY
Altra cover, questa volta T-Bone Walzer, altro capolavoro…questi non si limitavano a prendere le canzoni da qualcun altro, trasformavano degli standard, alcuni anche di importanza storica come Hoochie Coochie Man (su Idlewild South) per tramutarli in performance irresistibili e senza paragoni. Ascoltate la versione dello stesso pezzo fatta dal mai troppo compianto SRV e dal grande Albert King sul loro disco “In Session” e fatemi sapere…Gregg è sempre preciso e mai invadente con le sue tastiere, Dickey conferma il suo ruolo di seconda punta di qualità e Duane sfodera letteralmente una delle sue migliori performance assieme a quelle di Mountain Jam e di Elizabeth Reed. Quella di Stormy Monday è un’esecuzione perfetta, caratterizzata da improvvisazioni magistrali e la slide di Duane che va diritta sulla luna per ritornare tra noi solo al termine di questi incendiari 9 minuti.
VI. ONE WAY OUT
Un altro classico di Elmore James, rigirato a dovere per un’altra performance di blues fulminante, con basso e batterie a farla da padrone.
VII. IN MEMORY OF ELIZABETH REED
In Memory Of Elizabeth Reed si tratta probabilmente del più grande pezzo strumentale della storia della musica…divenne il marchio di fabbrica della band e non solo, uno dei temi-chiave della musica dei primi anni Settanta. C’è tutta l’essenza degli Allman Brothers concentrati in quel pezzo: la grinta ma anche la grazia di un rock che si muove flessuoso, instabile come mercurio, e l'energia delle due bocche di fuoco che lo incendiano e sostengono tutto lo show, le chitarre di Duane Allman e Dickey Betts.
VIII. YOU DON’T LOVE ME
You don't love me è un'altra cavalcata rock-blues dove i due chitarristi (Duane Allman e Dickey Betts) fanno sfoggio della loro tecnica formidabile; il brano di Cobbs diventa un tiratissimo pezzo di 19 minuti con momenti furenti alternati a pause riflessive…diciamo che qui più che in altri pezzi, la cover è solamente un pretesto per fuggire verso lidi praticabili solo dai fratelli con la line-up originale… Duane concentra per davvero tutta la sua arte di improvvisatore, partendo da un pur ottimo blues-boogie per poi lanciarsi a capofitto nelle sue scorribande solistiche, da solo o in compagnia di Betts e soci.
IX MIDNIGHT RIDER
Un grande classico della band riproposto in una versione tanto ottima quanto calligrafica rispetto all’originale.
CD2
I. HOT’LANTA
Il jazz-rock di Hot'Lanta ci dà modo di apprezzare anche le doti di Gregg come organista, e dei due batteristi della band (Jai Johanny Johansen e Butch Trucks). "Hot 'Lanta" e' accreditata a tutta la band ed e' un capolavoro della musica strumentale. Qui il jazz-blues-rock offre suggerimenti melodici notevoli con gli immancabili grandissimi incontri/scontri delle due chitarre elettriche.
II. WHIPPING POST
Anche i 23 minuti di “Whipping Post” non scherzano affatto tra duelli chitarristici da antologia e una prova devastante della sezione ritmica guidata dal basso magico di Oakley: Duane Allman è stato un chitarrista unico capace di miscelare in modo splendido vari generi e la sua spalla Dickey Betts gli era inferiore davvero di poco. I due rappresentano forse la miglior coppia di chitarristi rock di sempre e in questo brano assieme a Mountain Jam possiamo apprezzare tutto il loro talento e la loro natura “jammistica” tra duelli continui e assoli mozzafiato.
III. MOUNTAIN JAM
33.41 minuti. La durata del pezzo ti atterrisce prima ancora di ascoltarlo e c’è da scommettere che la maggior parte dei possessori di Eat a Peach, terzo album in studio della band dove venne pubblicata per la prima volta, avranno ascoltato con diffidenza ed un po’ di superficialità questo brano. Difficile è commentare non l’apoteosi di un gruppo, ma quella del genere umano!!! E’ si questa non è una canzone, ma l’inno a quanto di meraviglioso può creare l’uomo; al pari dei grandi capolavori del Jazz e della musica Classica, Mountain Jam si eleva verso “cime” mai più raggiungibili…è la fusione perfetta di creatività, abilità tecnica (mai fine a se stessa), di pathos, di grandiosità… sconvolge dal primo all’ultimo minuto…commuove nel suo incedere maestoso ed irripetibile…Dickey e Duane duettano e non stupisce che Dio abbia deciso di richiamare a se quest’ultimo…un Jingle di Donovan di neanche due minuti, trasformato nell’apice della musica dei nostri tempi…semplicemente sconvolgente…
IV. DRUNKEN HEARTED BOY
Tra i brani “nuovi” proposti in questo Deluxe si trova una vera chicca, questa “Drunken Hearted Boy” in cui appare in veste di ospite l’autore stesso del brano Elvin Bishop (questa canzone fino ad ora era presente solo nel box set Dreams) alla voce e alla chitarra.
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