“Good Morning children, welcome to school!”

Così si apre “Outta My Mind”, primo singolo del disco dei The Arcs, e, seppur dichiarazione di intenti un po' pretenziosa, introduce alla perfezione pregi e difetti di questo “Yours Dreamily”. Dietro al nome del gruppo si cela il buon Dan Auerbach, voce e chitarra dei Black Keys, che negli ultimi anni sembra trovare sempre più angusto lo spazio espressivo della band madre. Oltre ad un bellissimo disco solista di oramai 6 anni fa, si è dilettato a produrre svariati artisti, tra cui la leggenda jazz Dr. John e il cantante folk Ray La Montagne. Ma siccome musicista nasce e rimane, nei dischi che produce spesso si espone di prima persona, con cori e chitarre.

Indubbiamente, al netto dell'hype piombatogli addosso quasi casualmente dopo il Grammy vinto con “Brothers”, Dan è uno di quegli artisti poliedrici e dall'innato gusto musicale. Il progetto The Arcs sembra una continuazione, o meglio un ampliamento, dello spettro soul funk blues esplorato dal sopracitato “Brothers” dei Black Keys. Il citato singolo “Outta My Mind” è forse il brano più simil Keys, ma la doppia batteria, e il bordone di organo lo fanno sembrare più vicino all'hip hop che al blues della band madre. In certi casi, bisogna ammetterlo, il grado zuccherino sale a dismisura, finendo per estremizzare l'anima del soul, costruendo un clima “supersoul” che finisce per lambire territori alla Barry White, ma in falsetto (“Stay In My Corner”). Forse il neo maggiore è proprio questo, ossia la volonta, a volte esagerata, di ricreare un atmosfera soul funk negrissima ma un po' posticcia, non tanto per la natura candida dei musicisti, quanto per bignamismo da fan della materia.

Ma per fortuna, quando imbroccano le canzoni, e al netto di citazioni varie, non ce n'è per nessuno. In “Put A Flower In My Pocket” sembrano i Beastie Boys dei pezzi funk con chitarra fuzz e coriste nere a circondare il tutto. “Pistol Made Of Bones” imbrocca una tromba mariachi a metà fra un film di Rodriguez e uno spaghetti western. Sul versante più funk blues da citare “Cold Companion”, dove la chitarra di Dan la fa da padrona, o “Velvet Ditch” che frulla in mezzo al funk, trombe e flauti. Un paio di brani colpiscono alla grande: “Nature's Child” brano notturno fra trip hop, blues e soul in copula perfetta; “Chains Of Love” il pezzo fuoriuscito da qualche puntata di Soul Train a insaputa di tutti i neri di Harlem.

Promossi quasi a pieni voti.

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