Ecco cosa occorre di questi irti, inafferrabili et confusamente magri (musico)tempi: un programma morigerato, austero, sobrio, che finalmente badi al sodo e non trascenda in pinzellacheristico-smodate quanto atemporalmente lacchè sound-sfarzosità.
Emanato tramite Hydra Head Records, label notoriamente specializzata in idilliache suono-prelibatezze, il 21 agosto del trascorrente anno, il tenebrosamente iconoclasta lavoro testè presentato risulta essere, dopo circa sette anni di attività, il vero e proprio disco d'esordio dei due affatto loschi individui NewYorkesi: di fatto, a oggi, si annoverano esclusivamente un demo e due singolini all'attivo.
Una frugalmente cancerogena chitarra trivella-cervella [per chì le possiede, of course] fornitaci dall'erudito Monsieur Justin Foley, un cenobitico e scartabella-timpani rantolante basso genuinamente profferto dal compagno di joint-(s)ventura Mr. Thad Calabrese, il tutto addizionato alla roboante e robotica estroflessione ritmico-percussiva generata da una impietosamente crassa e supina Drum Machinen.
Quarantacinqueminutiprimi sovrabbondantemente densi e demolitivi [la siderurgica opener "Song 12"], squassanti [la bruciante "Song 18" nel suo miserabile minutino surclassa in scioltezza ciò che i migliori Godflesh spesso non sono riusciti a concretizzare], radicalmente allucinogeni [il monolitico crescendo rappresentato all'interno di quell'insano groviglio materico titolato "Song 16"] all'insegna di un anticonvenzionale proto-pop di chiara derivazione Rihannense {si skertza, ragà}.
Aqquestopoint riterrei opportuno, antzichè invitarVi nell'inutile perseveranza della vacua web-lettura delle mie sostanzialmente insignificanti words, dare la appropriata parola al Buon Justin (cliqqando QVA').
Piesse: qopertina floresiensis nientepopòdimenochè extraordinaire (non trovate ?)
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