Se il mondo andasse per il verso giusto (o almeno in un verso migliore di questo), in un bel mondo insomma, sarebbero le canzoni di quest’ album ad essere i singoli delle radio mainstream, sarebbe questo un gruppo “ commerciale”… .
Quante recensioni si concludono comodamente con questa frase… Dopo aver captato però qualche pezzo di gruppi come i Chills, i Clean, i Tall Dwarfs (per dirne tre, ma potrei stuzzicarvi forse di più il palato auricolare dicendo i Jean-Paul Sartre Experience!), e soprattutto dopo aver scovato, cosa non semplice, questo “Daddy’s Highway” (anno ’87), sono giunto alla conclusione che quel bel mondo possa davvero esistere… e come nelle migliori storie di fantasia, agli antipodi del nostro Bel Paese… parlo di quell’ isoletta oceanica dal nome Nuova Zelanda…

Non sono giunto a questa teoria attraverso approfonditi studi geologico/geografici e neanche preoccupandomi di procacciarmi in chissà quale modo le classifiche dei singoli degli ultimi vent’anni neozelandesi; ho semplicemente ascoltato le diciassette preziosissime e pregiatissime perle di questo tesoro (quasi) perduto… I Bats sono degli artigiani d’altri tempi, che forgiano piccoli capolavori in esemplari unici intagliando minuziosamente il legno con piccoli arnesi. Quello che nasce sono dei piccoli oggetti però così ben curati, semplici ma originali, che non ti stanchi mai di guardarli e di passarteli tra le dita tastando ammirato la loro minuta perfezione… Anche l’artigianato è opera d’arte, anche un vecchio pezzo di legno può far nascere qualcosa di bello se si conoscono i segreti del mestiere; e i Bats non fanno altro che un frizzante e diretto folk-rock inteso nelle varie e migliori forme in cui può essersi ascoltato dai Sixties in poi, dai Byrds alle meno conosciute band West-Coast (Chocolate Watchband e altri), fino ad arrivare ai college/folk-rockers per eccellenza degli Ottanta, i REM di Athens che risuonano in molti pezzi di DH. Ma il loro stile è così unico, armonie vocali mai banali, sempre irrimediabilmente attraenti, irresistibili rintocchi d’elettrica jingle-jangle e soprattutto un basso che da solo farebbe la “grandezza” dell’album con le sue linee che sono un’altra canzone nella canzone…

Dunque gente diffidente, entrate, la piccola “bottega-Bats” è aperta a tutti e non vi deluderà…

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