Please Please Me - Fondamentalmente del primo dei Beatles non è rimasto nulla se non quell’aneddoto su John Lennon che si è tranciato le corde vocali registrando “Twist & Shout”. Per il resto è praticamente il disco che i cantanti reggaeton latini avrebbero fatto se fossero nati allora: canzoni beat di maniera sull’onda della moda dell’epoca. 2/5
With The Beatles - Stesso discorso speso per il primo album ma in questo c’è “All My Loving” ovvero la loro canzone migliore di sempre. 3/5
A Hard Days Night - Il migliore della loro fase puramente beat, ma soffre di questo problema: il primo lato è un capolavoro, il secondo è la cosa più anonima mai concepita dalla storia dell'arte. 3/5
Beatles For Sale - Qua c’è l’ottima “I’l follow The sun” ma scusate ho fretta di arrivare al prossimo. 1/5
Help - Indubbiamente il loro album più schizzato, tra i loro migliori. “Yesterday” d’altra parte è perfetta, che puoi dirle? “You’ve got to hide your love away” è il migliore folk ipnotico senza i soliti gingilli del cazzo psichedelici. “Ticket To Ride” ha il riff più dinamico e ubriacante che si sia mai udito in ambito pop. Con questo disco i Beatles hanno praticamente inventato la musica drogata. 4/5
Rubber Soul - Avere un’anima di gomma non è poi così male, avere una casa in legno norvegese nemmeno. Cercare una ragazza è tosta, se si chiama Michelle tanto peggio. Cercando di dimenticare la metafora fallica del baby you can drive my car, questo album ha dimostrato che i Beatles erano davvero pronti a diventare la cosa più grossa di quegli anni. “In My Life", "If I Needed Someone", “I’m Looking Throug You” e tutte le altre: 14 canzoni una più bella dell’altra. 5/5
Revolver - Il fratello maggiore di Rubber Soul, che fa il prepotente e gli ruba i giocattoli, con tanto di “hey questo è mio”. Quel giocattolo è la psichedelia spiccia, però porcodiaz quanto spinge sta musica. Al di là di un Harrison imbarazzante (“Taxman”), qua troviamo John in leggero calo d’ispirazione, tanto che Paul gli fa il culo per quasi tutto l’album (“For No One”, “Here There and Everywhere”, Eleanor Rigby”). Poi però arriva come ultimo pezzo “Tomorrow Never Comes” che, in colpo solo, inventa e annichilisce i Pink Floyd, oltre che tutto il resto di quella cosa oggettivamente sopravvalutata che i critici chiamano “rock psichedelico”. Bleah. 4/5
Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band - Questo disco è come osservare delle statuette di cera di una banda di paese sciogliersi e diventare qualcosa di informe e melmoso. Sgt. Pepper è uno smarmellamento unico e progressivo, finchè sulla cera colata, in ultima istanza, non prova a ergersi l’asettico realismo di “A Day In The Life”. Col risultato di infrangersi miseramente nell’ultimo e melodrammatico accordo di pianoforte, suonato simultaneamente da Paul, John, Ringo, Paolo Bonolis, Ronald Reagan e Gerry Scotti. 5/5
Magical Mistery Tour - Date ai trichechi l’LSD e loro vi comporranno questo album: lo può fare chiunque, ma per pensarlo ci vuole un geniaccio. 3/5
The Beatles (White Album) - Non è vero che l’album bianco riflette tutti i colori dello spettro. Semplicemente, li rimbalza tutti tranne il bianco, lo stesso che decolora i tuoi occhi vitrei quando provi a pensare a quanto sarebbe epico pigliare la stessa vagonata di sostanze stupefacenti che si sono calati i Beatles in India. In tutto ciò, questo disco non ha nulla a che fare con la droga, è solamente più lungo e più prestante del tuo disco preferito. Accettalo. 4/5
Yellow Submarine - Mai ascoltato.
Abbey Road - Il disco finale dei Beatles è l’ennesimo capolavoro. Il lato A, tra "Here Comes The Sun” e "Come Together", lo conosce chiunque e chiunque ha un’opinione in merito. Peccato per il medley nel lato B che alla lunga rompe i coglioni: per fortuna che uno dei suoi primi brani è "Sun King”, aka il più grande blues lento di ogni epoca. 4/5
Let It Be - L’ultimo disco dei Beatles in realtà è il penultimo ed è stato registrato in presa diretta in studio, quindi si sente il sangue vero, il sudore, l’elettricità, e pure il fatto che una bella ripulita in studio non avrebbe fatto troppo male. Ma fa niente dai, “Get Back” è il miglior Paul dai tempi di “All My Loving” e "Across The Unverse" è vedere l'aurora nel cielo terso del mattino. 3/5
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