Al gas leggero di Bertoncelliana memoria...
A colui che si arrampicava sulla torre Eiffel, ovvero il signor Semolino Sardina...
All'inequivocabile fatto che, in assenza di sole, l'unica cosa da fare è abbronzarsi sotto la pioggia...
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Ecco, Semolino Sardina è uno spiritello e gli spiritelli, si sa, fluttuano nel sottobosco percettivo.
Non possiamo vederli, ma le tracce del loro passaggio sono inequivocabili: lo zucchero al posto del sale, il sale al posto dello zucchero...
Per non dire di un sacco di altre faccende divertenti che adesso per comodità saltiamo..
Comunque, nel grande disegno divino, i nostri magici esserini rappresentano l'imprevisto e cioè il dolce, dolcissimo disequilibrio che allude a tutti gli equilibri possibili.
Poi, ecco, non so come dirvelo, ma gli spiritelli adorano le musichette psichiche e salterine. Avete presente quelle canzoncine capricciose che descrivono l'invisibile in forma di filastrocca?
Niente di strano visto che esserini e canzoncine si somigliano parecchio. Studi comparati di spettrografia e musicologia hanno svelato come entrambi si muovano seguendo delle buffissime e singultanti curve sinusoidali. Sarà per questo che questi (gli esserini) si affidano a quelle (le canzoncine) come certi uccellini si affidano al vento.
Ma quel che voglio dirvi è che un bel giorno, scannerizzando un celebre brano dei Beatles, le lancette dei sofisticatissimi macchinari spettrografici han cominciato ad andare all'impazzata.
Quel brano si chiamava, e ancor oggi si chiama, “I'm the walrus”...
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“I'm the walrus” comincia così “Io sono lui come tu sei lui come tu sei me...” e se questo non è il gergo degli spiritelli, boh, ditemi voi...
Che poi, non bastasse l'incipit, leggetevi tutto il resto e godetevi, in lingua originale, la buffonaggine dei suoni. E' un luogo magico di sillabe impazzite godibili soprattutto al di fuori di ogni significato.
Una sarabanda che nel frullatore delle meraviglie infila di tutto: marcette surreal/militari, filastrocche nonsense, neologismi lennoniani, citazioni di Lewis Carroll..
Insomma, il classico poutpourri di malincofollia inglese...
Quindi signori, datemi retta, mettetevi in viaggio. E io, dal canto mio, vi garantisco che, una volta percorse queste lande, vi sembrerà piuttosto appropriata la frasetta che mi accingo a donarvi. E' una definizione presa da un autorevole dizionario psichedelico noto solo a me e tale definizione descrive “I am the walrus” come:“un sogno incubo di parole a caso, una presa per il culo a gravità zero”.
Ora però bando alle ciance.
E, dopo un “salve signor tricheco”, tuffatevi in questa canzone, che, più che una canzone, è una cosa acida, storta e ondeggiante...
Non solo, è anche sospesa, beffarda, iper ritmica. Una specie di cugina prima della piovra di Syd.
Con i coretti da cartone animato monosillabici e sinistri, gli archi parodistici e ventosi, il crescendo impazzito, l'orchestra che va a ramengo. Anche se poi, a dire il vero, l'orchestra non c'è. E' solo ribollente schiuma pop...
Ma in quella schiuma fluttuano tutti gli spiritelli chiamati a raccolta, che mica c'è solo il signor Semolino Sardina, oh no!!!
Così ecco a voi il pinguino elementare, l'uomo uovo, la pescivendola...
E, savasandir, il tricheco...
Più tutta una serie di mostri volanti (maiali, poliziotti, filologi) che i nostri esserini sbeffeggiano con impagabile gusto e maestria...
Insomma un insieme di figurine mischiate a caso.
Come quando, a chi non poteva comprarsi il bombolone alla crema, i fornai davano dieci lire di briciole: un bel cartoccio con micro frammenti di torta di mele, di torta della nonna, di crostata al cioccolato.
Tutto ciò che rimaneva nei vassoi sparita l'ultima fetta.
Ecco “I'm the Walrus” son dieci lire di briciole più qualche droguccia che (forse per sbaglio, forse no) magari ci è finita in mezzo...
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Che poi se gli spiritelli fluttuano, i demoni invece fuggono...
Fuggono a gambe levate...
Quindi, fatevi un giro in giostra, entrate nel gorgo, nel vortice.
E, se siete arrivati fin qui, perdonate il bamboccione psichedelico che è in me...
Trallallà...
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A ripensarci, però, occorre essere un po' più precisi...
In “I'm the walrus” gli spiritelli non è che fluttuano...in “I'm the walrus” gli spiritelli saltano. Sottigliezze? Forse...
Ma forse no...
Dove si fluttua è in “Strawberry fields forever”, con le famose due tonalità che partite sghembe via via s'abbracciano...
E quella sensazione di familiarità e, insieme, straniamento, come a voler raccontare l'irraccontabile. Certi pomeriggi, fate conto, certe luci improvvise, certe malinconie.
Sensazioni pure mirabilmente indefinite.
E qui non è più faccenda di spiritelli che mettono a soqquadro le stanze. Oh no!!...
Mi sa che entrino in campo altri esserini...entità più placide... più misteriose...più dolci. Tipo quando il mio gatto se ne sta assolutamente tranquillo rispetto a quando sembra impazzire inseguendo chissà chi o chissà cosa.
O come le famose briciole rispetto al bombolone alla crema...
Inutile dire che anche qui le macchine spettrografiche impazziscono. Un po' come se Buddha fosse sottoposto alla macchina della verità.
E comunque io il tricheco, io i campi di fragole li ho sempre considerati tipo ying e yang. La folle descrizione di un mondo ancor più folle da un lato, lo starsene nella casa sull'albero dall'altro.
Lo dice anche John, no?
“Sul mio albero non c'è nessuno, tu non puoi metterti in sintonia, ma va bene uguale, o almeno, dai, non va troppo male...”
Trallallà due...
Con scuse rinnovate...
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