Dire che i Beatles non erano poi ‘sto granchè fa molto fico. Chi lo dice si garantisce un ingresso rapido nell'Olimpo di chi ne capisce assai, di chi conosce "la vera musica", quella dei gruppi di nicchia, normalmente con nomi pieni di consonanti e una discografia ignorata dai più.

L'equazione tante vendite = poca sostanza, tanta fama = solo pubblicità, conduce alla demagogica strada percorsa da tuttologi alla "Scaruffi" che, guardacaso, se non avessero intrapreso la crociata del Beatles = cacca, sarebbero per lo più sconosciuti.

Live at BBC di certo non farà cambiare idea a costoro dell'Olimpo della musica "ma solo quella giusta". Perché trattasi di una raccolta di brani leggeri leggeri, per lo più rock&roll anni 50, suonata da 4 ragazzi alle soglie della fama interplanetaria, che forse quella fama, allora, nemmeno la sognavano. 

Ma è un lavoro godibile e utile, che consiglio a chi ha voglia di andare controcorrente e dedicare una mezzora all'ascolto di come 4 IMBERBI, all'epoca poco più che maggiornenni, tenevano in mano gli strumenti. La notizia che non è ancora giunta nell'Olimpo in cui io spero di non entrare mai, è che i Beatles sapevano suonare, eccome. Come tutti sapranno, infatti, trattasi di un gruppo proveniente dalla gavetta, ma quella vera, quella delle ore e ore e ore sul palco, al culmine della quale avverti lo strumento che suoni come qualsiasi altra parte del tuo corpo, come un prolungamento dei tuoi arti e dei tuoi sensi. La loro scuola, la loro vita, era il rock&roll di Berry, Elvis, Holly, ed è proprio sui classici di tali pilastri che i Beatles costruiscono le basi della loro scalata alla storia.

Live at BBC racconta dei 3\4 anni (dal 62 al 65) in cui i 4, allegri e frizzanti, passavano in radio quasi per divertimento, a proporsi come grandi performers dei classici (era quello il loro mestiere) e a far sentire i primi inediti con rare contaminazioni di quel POP che sarebbe nato da lì a poco.

Nell'album non ci sono pezzi di bravura assoluta (alla J.H. per intenderci);ma chi in vita sua ha suonato almeno un po' qualsiasi cosa, non può non lasciarsi rapire dalla straordinaria coesione strumentale del gruppo. Guidati da un Ringo che non ti aspetti, potente, incisivo e preciso come una "drum machine", i Beatles trasudano freschezza, potenza, spensieratezza e grande padronanza dei limitati mezzi dell'epoca. Sono frizzanti, allegri, positivi e, sprattutto BRAVI, o quantomeno molto più bravi di ciò che la soria dice di loro.

Paul, ventenne, è come un fiore pregiato ormai prossimo a sbocciare e, diligente e preciso al basso, si inerpica sulle linee vocali di Berry & C. (proibitive per i più), con disarmante naturalezza. John è il leader è lo fa capire a tutti con graffianti dimostrazioni di perizia vocale e con una chitarra ritmica cazzuta ed efficacissima. George, senza ancora i peli sulla faccia, vince il premio "impiegato dell'anno". I suoi riff, i ricamini, e quei "solo" volutamente incespicanti, gridanno vendetta da quanto sono precisi, e le poche prove alla voce impressionano, perché ci vorranno anni perché il "giardiniere" possa emergere in quel settore con i suoi inediti.

Tutto ciò, rigorosamente, LIVE! Ed è questo che lascia di stucco. I Beatles erano una cover band, principalmente, e credo che come loro ve ne fossero pochi in giro, all'epoca. Io ho suonato, e tanto. E ho visto suonare, nutrendomi di musica live nei locali di mezzo mondo. Suonare così è cosa da pochi, anzi pochissimi.

Per completezza segnalo che una buona parte delle registrazioni provengono da incisioni ad Abbey Road, dato che la BBC aveva all'epoca troppi pochi mezzi tecnici. Le cronache certificano però che si trattava comunque di esecuzioni completamente dal vivo (le "4piste" dovevano ancora rivoluzionare la musica), con "overdub" limitati al massimo.

I brani sono tantissimi. Per chi non ha tempo e vuole solo vedere se ho scritto minchiate, segnalo: "I Got a Woman, To Much monkey Businnes, Some Other Guy, Long Tall Sally, Nothing Shaking, Menphis Tennesse, I'm gonna sit... , Glad All Over".

Chicche? Tante, forse troppe. I commenti, le risate, le prese per i fondelli. Le lascio ai fans più accaniti. Per la cronaca segnalo che alcuni brani, poi esclusi dalla versione finale, vedevano alla batteria un Pete Best che, onestamente, non aveva nulla da invidiare al buon Ringo.

Questo è quanto. Sì sì lo so... recensione lunga e noiosa e bla bla bla. Il mio intento non era entrare nella crikka dei recensori da stellina, quanto piuttosto quello di distribuire gratis un po' del mio amore per i Beatles, parlando di un disco non ancora recensito, sottovalutato dai più, ma tutto da scoprire per gli scettici.

Rock On!

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