Appena finito “Pepper”, McCartney, aveva capito bene che che l’euforia dei primi anni era svanita, e che George e John volevano fare altro. Allora Paul decise di trovare un nuovo progetto che li mettesse a lavoro e ridesse loro nuovo entusiasmo per il gruppo. Così si inventò il film “Magical Mystery Tour”. Un film davvero inutile, che posso ricordare solo per qualche scena divertente (come quella in cui Lennon spala la pasta).

Oggi questo lavoro è stato rivalutato. Lo stesso Spielberg disse: “Ha un piccolo posto nella storia del cinema. Lo studiavamo alla scuola di regia”. Spielberg, e come lui molti altri celebrati registi, ci ha messo tanto tempo a capire che un film non si giudica solo da come il regista muove le telecamere …

Il disco è più o meno come il film. Musicalmente estroso, ma manca la sostanza, cioè le canzoni, alcune delle quali hanno davvero poco spessore.

La title-track è funzionale al film. Insignificante canzone, benché arrangiata molto bene. Il testo è un chiaro/velato inno alla mariujana e all’LSD. “Your Mother Should Know”, “Baby, You’re a Rich Man”, “Hello Goodbye”, sono tre brutte canzoni (benché ben prodotte), che riportano i Beatles al dilettantismo e all’immaturità di “Please, Please Me”. “Hello Goodbye”, per il testo, è senz’altro il punto più basso della produzione di McCartney nel gruppo.

“All You Need is Love”. Una canzone musicalmente gradevole, con un testo che dice una cosa magnifica: “Puoi imparare ad essere te stesso con il tempo ”, insieme ad una marea stupidaggini degne di un “rottame mentale” (come Ian MacDonald definisce il Lennon dell’epoca): “Non c’è nulla che tu puoi fare e che non possa essere fatto. L’amore è tutto quello di cui hanno bisogno”. “Blue Jay Way”. Una buona canzone, ma secondaria.

“The Fool on the Hill” è invece una delle più belle ballate di Paul. Il testo è ottimo (apprezzato moltissimo anche da John), e dice che talvolta saggezza significa solitudine. Ciò che è più triste è che questa canzone venne scritta da Paul durante il making di “Pepper”. Paul la suonò a John, mentre i due lavoravano a “With a Little Help from my Friends”. Se ci avessero creduto subito e ci avessero lavorato, sarebbe entrata nell’album. “Pepper” poteva avere, non due, ma tre capolavori in più.

“Penny Lane” venne scritta da Paul per sfidare John che aveva appena terminato “Strawberry Fields”. Pur essendo una grande canzone, “Penny Lane” non è certo il pezzo di McCartney che può sfidare il capolavoro di Lennon. La differenza tra le due è abissale. Detto ciò, il pezzo è eccellente. Ascoltandola potete notare il suono molto compatto della batteria “trattata” (come fa notare Ian MacDonald), e il bellissimo assolo di tromba, che fu ispirato a Paul da un pezzo di musica classica. McCatrtney lo suonò a Martin con il basso, e poi il produttore scrisse la partitura per un trombettista professionista. Anche il testo, benché senza grande profondità, è molto bello nelle immagini, e nell’ultima strofa che unisce le prime tre in modo davvero brillante. L’idea di scrivere qualcosa su “Penny Lane” venne a Paul da un foglio di Lennon, su cui John aveva abbozzato il testo iniziale di “In My Life”.

“I’m the Walrus”. Preferisco altre canzoni di Lennon, ma questa rimane uno dei suoi più grandi capolavori. Anche se l’arrangiamento magistrale fu di Martin, fu John a dargli le istruzioni. Il testo non significa nulla o quasi. John, quando venne a sapere che un insegnante cercava significati nascosti nelle sue liriche, decise di scrivere un testo nonsense per prendere in giro chi super-analizzava i suoi testi. Purtroppo lo fece con la canzone sbagliata, perché non si può sprecare un pezzo del genere con un testo così. “I’m the Walrus” era la canzone dei Beatles preferita da Frank Zappa, che la coverizzò in concerto varie volte. Per saorridere un pò: il singolo “I’m the Walrus” venne messo come lato B di “Hello Goodbye”.

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