A premessa di questa recensione voglio precisare che, nel mio pluridecennale interesse per il mondo della musica in tutte le sue sfumature, ho avuto sempre un occhio di riguardo per il gruppo dei Beatles. Sarò anche un coltivatore onnivoro della musica in toto , curiosando fra i vari generi rock e non solo, ma comunque sottovalutare o peggio ancora ignorare il contributo dei quattro componenti il gruppo inglese alla causa della buona musica sarebbe semplicemente inspiegabile ed ingiustificato. Ma al di là di quanto sopra ribadito, mi verrebbe la tentazione di intitolare questa mia breve analisi del libro "Get back" come l'eterno ritorno dell'eterno uguale .

E mi spiego sinteticamente . Il testo edito da Mondadori non è altro che la versione cartacea del documentario "Get back" realizzato da Peter Jackson e che verrà trasmesso il mese prossimo su Disney + Channel. Si tratta di un documentario, suddiviso in tre puntate, della durata di 6 ore complessive che si basa sui passaggi salienti del materiale filmato nel gennaio 1969 allorquando i Beatles stavano componendo ed eseguendo nuovi brani in vista sia di nuovi long playing, sia di un'inedita esibizione dal vivo (che sarà poi quella alla fine di quel mese sui tetti della sede della Apple). È noto che quelle nuove canzoni confluiranno negli ultimi lp dei Beatles (precisamente "Abbey road" e "Let it be") e quanto filmato allora da Michael Lyndsay Hogg verrà poi editato l'anno successivo come film dal titolo "Let it be".

Precisato tutto questo, la mia curiosità è stata quella di acquistare il libro pur avendo già quello pubblicato insieme all'album "Let it be", oltre al dvd del film omonimo. Sarò sincero per quanto riguarda la pubblicazione "Get back" appena editata : si è in presenza di un classico esempio di minestra riscaldata ed allungata. Per quanto le foto (alcune già note) presenti nel libro siano accreditate ad ottimi fotografi come Ethan Russell e Linda Eastman McCartney e siano pur sempre un piacere da riscoprire, la sensazione di deja' vu rimane e a leggere poi la trascrizione dei dialoghi fra i presenti in sala d'incisione (Beatles e non solo) non si viene a conoscenza di alcunché d'inedito. Infatti, anche se i quattro Beatles sono impegnati a suonare per ore e ore, quanto emerge conferma un'atmosfera un po' tesa all'interno del gruppo. E di tutto questo già si sapeva dal momento che, dopo lo scioglimento del gruppo nel 1970, si è scritto, parlato allo sfinimento di tutte le vicende del gruppo inglese .

Letto attentamente questo volume "Get back" mi è sorta spontanea la domanda : ma cosa c'è di nuovo rispetto a quanto già si sapeva di quel frangente della storia dei Beatles? Praticamente nulla e non penso che non si sappia che ormai i quattro , per quanto bravi, fossero in seria difficoltà a svincolarsi da una certa inerzia tipica di un gruppo all'apice della carriera. Fin troppo noto il dinamismo di Paul che incrociava alcune perplessità degli altri tre. John era molto preso dal sodalizio artistico con Yoko Ono, George aveva così tante composizioni nel cassetto da accarezzare l'idea di inciderle in un disco solo (vedi "All things must pass") . Lo stesso Ringo aveva velleità recitative in campo cinematografico. Insomma, il progetto Beatles iniziava ad andare stretto ai diretti interessati .

Anche tornare ad esibirsi dal vivo non era così semplice, con idee strambe tipo concerto in un anfiteatro romano in Libia, per poi limitarsi a salire sul tetto degli uffici della Apple e da lì inondare di bella musica le vie adiacenti del centro di Londra. Già, ma a pensarci bene adesso che razza di concerto poteva essere se musicisti e spettatori erano così distanti da non potersi vedere a distanza ravvicinata e comoda? Infatti, a me è sempre parso un triste epilogo di una vicenda musicale incredibile targata Beatles da parte di quattro personaggi indimenticabili come Paul, John, George e Ringo.

Insomma , con tutto l'affetto che si può ancora provare per queste vicende lontane nel tempo, mi pare che il libro "Get back" (graficamente impeccabile ) sia solo un esempio paradigmatico di come il business del rock riesca sempre a raschiare il fondo del barile quando un gruppo o un solista non hanno più all'attivo qualcosa di realmente nuovo. Ciò vale non solo per i Beatles, ovviamente, ma si riesce pur sempre a scovare qualche avanzo di canzone da qualche parte e a proporlo in veste accattivante . Certi nomi del rock business generano royalties ingenti e comunque i Beatles hanno pur sempre un fascino discreto ed inossidabile ..

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