Il secondo “Past Masters” è un disco completamente originale. Davvero triste vedere che alcuni di questi capolavori non siano sui veri dischi.

"Day Tripper” venne scritta da Lennon su un autobus, perché la EMI aveva bisogno di un singolo per Natale 1965. Dunque serviva una “canzone di lavoro”. E Lennon tirò fuori questa … L’ho sempre trovata una riscrittura di “I Feel Fine”, superiore all’originale. Con un testo all’altezza, oggi sarebbe uno dei capolavori di Lennon. Che figurone avrebbe fatto su “Rubber Soul”, dove invece devo ascoltare “Run for Your Life”.

“We Can Work It Out” è, come dice Scaruffi, “uno dei capolavori melodici” dei Beatles. Anche il testo non è male; dice, in modo molto semplice, di non mollare quando si ha la voglia di mandare tutto al diavolo. Una bella canzone, ma non l’ho mai ascoltata molto per via delle variazioni melodiche troppo dolciastre per i miei gusti. Amo molto le belle melodie, ma non esageriamo.

“Paperback Writer” è un pezzo eccellente, con un basso bellissimo, ma sicuramente non meritava il lato A di un singolo con dentro “Rain”.

“Rain” è, come, dice John Robertson, una “pietra miliare nella storia musicale moderna, per via della utilizzazione dei nastri al contrario”. Mi viene da ridere quando c’è chi si ostina a dire che i Beatles non hanno inventato assolutamente niente di nuovo. Splendida la chitarra ipnotica, e i “crash a risucchio”, eccellente Ringo (“la mia performance migliore”) e spettacolare Paul al basso. Lennon, negli anni 70, disse che Paul sabotava le sue canzoni per invidia: in questa canzone, no di certo. Davvero ridicolo il testo: con tutto quello che Lennon poteva (e soprattutto era capace di) dire, scrisse una canzone sui meteoropatici.

“The Inner Light” di Harrison venne pubblicata come B-side della relativamente ordinaria “Lady Madonna”. Non ho mai capito quella batteria a zoccoli di cavallo. Quando comincia il cantato di George, con l’organo in sottofondo, ci troviamo davanti ad uno dei capolavori dei Beatles. Veramente magnifico il testo, preso dal Tao: “A volte più guardi, meno vedi; a volte più leggi, meno conosci”. Che peccato non vederla nel “Bianco”.

“Revolution” è davvero un gran bel pezzo, un rock con un bel lavoro al piano durante l’assolo di chitarra, molto meglio della insipida versione del “Bianco”. Un testo che mi piace molto, un capolavoro di ironia contro i radicali Maoisti, “che volevano cambiare il mondo” e che cominciarono a fare capolino in tutta Europa più o meno in quel periodo. Gli altri Beatles lo pregarono di non pubblicarla. Lennon, ovviamente, non ascoltò il consiglio degli amici. Inutile dire quanto venne insultato da pubblico e stampa di estrema sinistra, che accusò la canzone di essere un “borghese grido di paura”. ironicamnte, John, negli anni 70, divenne un maoista. Fortunatamente, a metà degli anni 70, tornò in sé.

“Don’t Let Me Down” è un altro gioiello di John. Uno delle canzoni d’amore più intense e sincere da lui scritte. Semplice e geniale, nella musica e nel testo. Lennon dichiara il suo amore a Yoko: “Nessuno mi ha amato come mi ha amato lei … Sono innamorato per la prima volta… è un amore che non ha passato (credimi) …. Mi ha amato dal primo momento” , fino alla triste ammissione finale: “Credo che nessuno mi abbia mai amato davvero”. Che cosa chiedere di più ad una canzone d’ amore? Piaccia o non piaccia Lennon, non era certo uno che si nascondeva, e a me questo piace. Follia pura non metterla in “Let It Be”, dove siamo costretti ad ascoltare “1 After 909”. Fortunatamente, più di 30 anni dopo, nella versione “Naked”, i Beatles rimanenti hanno corretto l’errore. Meglio tardi che mai.

“The Ballad of John and Yoko” è un pezzo per me molto riuscito di John. La musica è funzionale ad un testo eccellente, che parla del suo matrimonio con Yoko Ono, e degli insulti che la stampa gli riservò per i suoi “bed-in for peace”.

“Old Brown Shoe” è una gradevole canzone di Harrison, con un testo elaborato e costruito sugli opposti.

Concludo con “Hey Jude”. In questa canzone, Paul cerca di consolare il figlio di John, il piccolo Julian (qui chiamato “Jude” per motivi di metrica) per le sofferenze che stava passando, perché suo padre aveva deciso di andare a vivere con Yoko Ono.

E lo consola così:

Hey Jude, non prendertela,

Prendi una canzone triste e rendila migliore,

Falla entrare nel tuo cuore, e così potrai renderla migliore.

Hey Jude, non avere paura,

Tu sei capace di andare fuori a prenderla

Lasciala penetrare sotto la pelle, e comincia a renderla migliore.

E ogni volta che senti dolore, calmati

Non portare il mondo sulle tue spalle.

Va a prendere la canzone,

Falla entrare nel cuore e rendila migliore.

Hey Jude, comincia,

Stai aspettando qualcuno che la canti?

Ma non hai capito che quello sei proprio tu?

Hey Jude, ce la farai

Il movimento di cui hai bisogno è sulla tua spalla”.L’ultima frase non ha senso. Paul la scrisse in attesa di trovarne una migliore. Ma Lennon, quando l’ascoltò, gli disse di lasciarla, perché per lui significava “credere in se stesso”. Paul la lasciò e oggi questo è il più bel nonsense dei testi dei Beatles.

Che dire di questo pezzo? Lennon si arrabbiava sempre quando i suoi pezzi migliori (come “Rain”) venivano messi come lati B di pezzi inferiori di Paul. Invece fu felice di vedere “Revolution” come lato B di “Hey Jude”: “se lo meritava, perché era un capolavoro – the biggest song ever written by Paul”. Lennon non usò mai più la parola “capolavoro” per una canzone di Paul. Per quel che mi riguarda: la canzone più commovente (non semplicemente emozionante) mai sentita.

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