Arriva nella vita di ognuno un momento tòpico, in cui le convinzioni crollano, le fedi si sbriciolano, e tutti i fondamenti su cui si erano costruite abitudini e stili di vita vanno a farsi fottere...

A volte, come nel caso dei pentiti politici o di mafia, queste "conversioni" possono portare drastici sconvolgimenti sia nell'individuo che nell'ambiente sociale che lo circonda; altre volte la metamorfosi resta confinata nell'ambito privato e chi l'ha vissuta puo' continuare, con un minimo di attenzione, a coltivare i rapporti di sempre senza che nulla traspaia all'esterno. Premetto che fin da bambino armeggiavo col mangiadischi i vecchi 45 del beat, da adolescente il passaggio alla chitarra elettrica e ad una maggiore conoscenza del rock italiano -e non- fu un passaggio obbligato.

Dei Beatles, come degli Stones, possedevo alcuni 33, ma l'amore sfegatato di 50enni e figli di 68-ini di ogni latitudine per il Sgt.Pepper mi era sempre risultato sospetto... La catarsi successe una sera quando, in una birreria con un'amica americana, il discorso cadde sui Beatles...La ragazza, con candore mi disse che i Beatles, per lei e tanti suoi coetanei d'oltreoceano erano "cheap" per via dei loro coretti ye-ye da voci bianche parrocchiali. Un pensiero parassita mi si annidò allora nel cervello: quel forte sospetto che le voci dei Beatles e di Lennon, così volutamente infantili mi ricordassero la voce di Pupo che strombazzava nelle spensierate serate della mia adolescenza autarchica e ancora ignorante dei Fab4, mi si manifestò in tutto il suo orrore!!! E allora che cazzo di esegesi e trip di critica sui Beatles erano ormai possibili, alla luce di questi nuovi e fulminanti parametri estetici?

Con la mente riandai ai tempi "mitici", quando con la musica popolare ci si divertiva sul serio, la si fruiva per quello che era, e pure se curatissima e super-arrangiata il più delle volte era un prodotto di consumo: allora non pensavo a quando mi sarei sciroppato tutti i testi di Dylan con traduzione a fronte-un vero incubo motorpsichico, o la semiotica delle liriche di Mogol con Battisti. O il brutto flash di David Gilmour dei Pink Floyd col volto identico sputato a Bill Haley -quello di Rock around the clock-Scherzi di natura? Sincronicità ? Oppure ci sono dei nessi occulti tra personaggi forse solo apparentemente così distanti? O Dylan nei concerti del 1976 truccato da Kiss, o ancora il danzereccio Pino D' Angiò travestito da Gene Simmons per la copertina del 45 E' libero scusi? E George Harrison nei tardi 70 nel video This song..non mi ricordo il resto, coi capelli permanentati e un giubbottino attillato sembrava identico ad Alice Cooper...e di rimando Alice Cooper agli inizi faceva la parodia dei Beatles-anzi gli stivaletti beat li porta tutt'ora..Che strano gioco di specchi...

Premesso che non ho nulla contro i Beatles- trovo delizioso Rubber Soul, vero punto di svolta della loro carriera, poi il futuribile Revolver, e il Magical mistery tour l'ho messo nella mia classifica virtuale dei migliori album psichedelici- sono purtroppo critico sul Sgt.Pepper.

Questo album e`una pop-soap-opera molto commerciale, creduta dal grosso pubblico e certa critica come la prima opera rock, ma in realtà i barocchismi di Paul Mac Cartney e George Martin l'avvicinano di più all'operetta...

Cronologicamente non sarebbe neppure la prima rock-opera, bensì la seconda dopo Pet sounds dei Beach Boys in ambito di concept album. Sento già i fulmini che m'incoglieranno per aver osato criticare l'intoccabilità dei Beatles, e di quest'album in particolare...è come se il trip infinito dei ?60, con la Monroe, le minigonne, la Fiat 500 e Carosello sia consegnato nel limbo dorato dei ricordi di tutti noi. Guardiamo in faccia la realtà e al tempo giustiziere: il Pepper a distanza di 35 anni risulta melenso, falso come le risatine compiacenti dei fab4, imbottito di partiture prese a man bassa da ogni genere musicale possibile dal Macca-rtney e dal quinto Beatle, George Martin, con il gruppo che fa la parodia di sé stesso in un concerto fantasma per cuori solitari.

Visti con gli occhi di oggi i Beatles sembravano già nel museo delle cere del Pepper come i loro capelli a caschetto, l'esatto opposto dei "capelloni" e dei fricchettoni del periodo in questione e lo stesso per molte liriche dell'album, le piu` piccolo borghesi dall'era di Dylan. L'idea dei nomi di animali ai gruppi aveva i suoi antesignani nei Crickets di Buddy Holly-a cui la voce del buon Lennon forse si è ispirata - ci rimanda appunto all'inizio dei ?60.

Sgt.Pepper rimaneva ancora un disco di musica leggera, poiché i Beatles del 1967 facevano ancora canzoncine di tutto rispetto ma di tre minuti, mentre i Pink Floyd, come i Jefferson Airplane, i Grateful Dead, e persino quei casinari degli MC 5, suonavano lunghe suite in formato libero, talvolta persino cacofoniche, spesso puramente strumentali, al limite della musica d'avanguardia.

Il Sgt. suona come il disco commerciale di un gruppo che aveva fiutato il cambiamento nell'aria e aveva adeguato il proprio stile ai figli dei fiori; dal 1963 al 1968 l'ascesa dei Beatles ripete quella dei Beach Boys, dal modo di stare sul palco e fuori, fino agli impasti vocali, ma il tutto con almeno un anno di ritardo...infatti l'album Pet sounds arrangiato, orchestrato e prodotto da Brian Wilson in persona, non da un produttore esterno come George Martin.

L'album usci` nel giugno 1967 dopo che Velvet Underground & Nico (gennaio), The Doors (gennaio) e Surrealistic Pillow dei Jefferson Airplane (febbraio) avevano cambiato per sempre la storia della musica rock; i Floyd

Il Sgt. Pepper riciclò quelle innovazioni dall'underground americano ai supermercati di tutto il mondo. Tutto quanto fa spettacolo nel luna-park dell'album: gli arrangiamenti vanno dalla ballata vaudeville, alle marcette da circo o per bande paesane, melodie orientali, vecchi ragtime, swing, dalla musica da camera, tip-tap, orchestrine da parco, spinette e flauti, fino ai nastri pre-registrati e gli effetti elettronici, risentono del grande lavoro di produzione di Martin, ex membro dilettante di una banda marciante domenicale di St.James Park. Antesignani del campionamento-giuro che una volta in un vecchio e semisconosciuto film anni '40 udii una marcetta della marina militare americana-inglese(?) spiccicata alle note di apertura di Yellow Submarine. Nella legge capitalistica del continuo riciclaggio, i Beatles seppero rimanere sempre sulla cresta dell'onda. L'eccezione è il genio obliquo di John Lennon, che ha invenzioni veramente notevoli, ma non fa che confermare le critiche.

LA COPERTINA

La copertina del Pepper è costosa, curata e affollatissima, ed è una sorta di autoincensamento dei Beatles come fenomeni del ?900, con decine di personaggi dell'arte contemporanea e non, oltre a figure della politica e del sociale ( Cassius Clay, Edgar Allan Poe e George Washington e il satanista Crowley, convivono in una kermesse rutilante e circense).

In mezzo al caleidoscopio dei personaggi, smunti ed esangui come vecchie statue di un museo delle cere, ci sono i 4 Baronetti unici viventi e colorati in mezzo ai manichini, addobbati in pompa magna con i costumi bandistici Anni Trenta, mentre in un angolo della stessa cover "riposano" quattro bambolotti raffiguranti i "vecchi" Beatles e forse il primo Paul McCartney morto nel fantomatico incidente; la regia è appannaggio del fido George Martin, che ordina con cura i molti suoni "alternativi" dell'album), le ripetute "trovate" verbali e sonore. Per i musicisti contemporanei dei Beatles, questo disco fu un evento a cui non parve possibile non raffrontarsi: i "rivali" di sempre, i Rolling Stones, scrissero di lì a poco"Their Satanic Majestic Request", album psichedelico di risposta agli aureolati baronetti- santoni del pop britannico.

A questa prima passerella di copertine aggiungiamo John Wesley Harding di Bob Dylan, la colonna sonora del film omonimo Sgt Pepper (1978) con i Bee Gees e Peter Frampton protagonisti: i primi sono freschi del successo della Soundtrack Saturday night Fever e il secondo di Frampton comes alive, mentre l'album si avvale inoltre di ospiti prestigiosi tra i quali Alice Cooper e gli Earth wind and fire, e gli arrangiamenti dello redivivo George Martin: fu un fiasco clamoroso. Quindi la copertina di Benvenuti al circo di Valerio Rivoli, in cui Beatles e Carosello sono uniti nell'immaginario collettivo italiano degli anni 60 . Notevole è stato il confronto tra la copertina del Pepper nel sito Expecting rain con un intervento tratto da un newsgroup che sostiene la tesi sul rapporto da sempre ritenuto esistente (da alcuni almeno) tra i Beatles e l'album di Bob "John Wesley Harding"del dicembre 1967.

" Sgt. Pepper ha una copertina piena di colori e molto appariscente. Mostra i Beatles nei panni della Lonely Hearts Club Band nel centro della copertina e non dimentica il "Flower Power" degli anni 60 con la scritta BEATLES che a stento si legge tra i fiori rossi. Quella di Sgt. Pepper è anche una delle prime volte che nella cultura pop il "Culto della Celebrità" è usato è glorificato, visti tutti i personaggi famosi che appaiono rappresentati sulla copertina di quell'album (dai Beatles allo stesso Bob Dylan). E' ovvio che la realizzazione della copertina di questo album dei Beatles è costata un grande dispendio di tempo e denaro. In JWH invece solo un grande dispendio di idee (non tempo e denaro) è stato usato per realizzare la copertina. Un barbuto Dylan nel centro della copertina si auto dipinge come John Wesley Harding: egli indossa una sorta di costume con cappello da cowboy e la stessa giacca di pelle scamosciata della copertina di Blonde on Blonde (ma senza la sciarpa).
In contrasto con la copertina di Sgt. Pepper quella di JWH è priva di colori: una foto in bianco e nero all'interno di un contorno grigio; un contrasto duro (il primo di molti) con Sgt. Pepper.
Al posto dei personaggi celebri della cover dei Beatles le altre persone raffigurate sulla copertina di Dylan sono perfetti sconosciuti: il giardiniere e due figure religiose del terzo mondo (ospiti in casa di Albert Grossman, il manager di Dylan e suo vicino di casa a Woodstock dove la fotografia è
stata scattata). questa copertina rappresenta pienamente l'idea di Dylan anti-Sgt. Pepper: semplice, religiosa. Verità in rigoroso bianco e nero, parole, azioni, pensieri, interiorità al posto dell'esteriorità, temi Western, americani, il tutto contrapposto alla copertina dei Beatles che rappresenta sovrapproduzione (sia per quanto riguarda la musica che la copertina dell'album), la ricerca di verità nelle droghe, esteriorità (la celebrità) al posto dell'interiorità, temi vittoriani, inglesi."

Vi sono alcuni esegeti che sostengono che si possano vedere le foto dei quattro Beatles nella copertina di Dylan dov'è la corteccia dell'albero. Giochetti funerei permeano pure questa copertina, che non fece altro che alimentare sulla presunta morte di Paul in un incidente d'auto e sostituzione di con un suo sosia si può notare una mano sulla testa di Mc Cartney, che nella retrocover è pure l'unico dei 4 girato di spalle.Oltre a Dylan, all'allegra brigata anti- Pepper si uniranno Frank Zappa con We're only on it for the money, uscito qualche mese dopo e con una celebre copertina dissacratoria e parodistica di questo celebrato album, e molti anni più tardi svariati gruppi punk in due compilations e una raccolta di cover bands dei Kiss. Segnalo pure una parodia italiana della copertina in questione con l'ellepì Cuori italiani-una svaccata demenziale con parte degli Skiantos e l'orripilante Syusy Blady

CANZONE PER CANZONE

La prima parte del disco si fonda su un "trittico delle delizie" tra i più osannati della storia del rock: "Sgt. Pepper's" appunto, si stempera in "With a little help from my friends", a cui segue "Lucy in the sky with diamonds". Il primo è un brano di impronta rock-blues in cui come in vecchio copione Mc Cartney rifà verso a Little Richard con un testo nostalgico - bandistico, laddove si grida che "fanno vent'anni, oggi, dalla nascita dell'Orchestra del Sergente Pep(p)e ...; al grazie ad una sottolineatura d'archi, prende posto "With a little help from my friends", che si disse scritta dalla coppia Lennon-Mc Cartney come tributo alle droghe usate in "fase ispirativa". Più -probabilmente, di una canzone ironica e dissacratoria, giocata sulle difficoltà canore di Ringo Starr, la cui voce "monotonale" fa gioco alla canzoncina: diventerà poi un cavallo di battaglia di Joe Cocker a Woodstock.

Segue la famosa "Lucy in the sky with diamonds", giocata sul doppio senso delle iniziali dei nomi del titolo, L.S.D, sigla della droga omonima. Ma dov'è la chitarra acida di quegli anni, dov'è Hendrix, e il distorsore in una canzone celebrativa delle visioni create dalla droga? La voce di John in Lucy sembra quella di Pupo ante litteram che canta in un tubo di scappamento, solo che se Pupo canta ermeticamente (?)Gelato al cioccolato, io te l'ho rubato, tu, gelato al cioccolato... i critici la snobbano come muzak psico-sexuale di periferia, mentre se Lennon immagina o vede cieli di marmellata... Getting Better è il pezzo seguente, un inno all'ottimismo costruito su due accordi di chitarra ripetuti ossessivamente, secondo una modulazione che si ripeterà in Dear Prudence nel doppio bianco. Seguono due canzoni in cui il bello dei Fab dà il suo peggio migliore: Fixing a hole, dal testo oscuro e melodia vagamente vaudeville, poi la barbosa She's leaving home, vero e proprio anthem per signorine da marito in crisi esistenziale, e ancora più satura e sutura di barocchismi. Chiude il primo lato il Mr. Kite proprietario di un funambolico circo fin de siecle, con Lennon in gran forma: il brano è notevole anche per il lavoro di montaggio dello stacchetto circense fatto con nastri preincisi.

Con George Harrison i Beatles avevano scoperto l'India, e l'inclinazione al misticismo, e dopo un ben piu felice risultato in Revolver, il nostro ritorna al sitar con la stralunata "Within you, without you", brano che apre il secondo lato di "Sergent Pepper's"che ascoltato oggi è veramente indigesto e tortuoso, oltreché troppo lungo.

Segue un'altra song di Mc Cartney , la swingata e vagamente ragtime"When I'm sixty four", in cui Paul dà ancora fondo a certa sua perniciosità di vena compositiva, che pesca a piene mani nel music-hall britannico di fine ottocento. Il bassista, con la profondità poetica che lo contraddistinguerà sempre nelle liriche, e che si attirerà gli strali di Lennon nei 70, si chiede introspettivamente: "Mi amerai anche quando avrò perso i capelli...e avrò 64 anni?" Si segnala che questo titolo è stato taroccato in una vecchia canzone dei mitici Cugini di Campagna, dal titolo appunto "64 anni".

McCartney continua l'album delle sue figurine con Lovely Rita, la parcheggiatrice, condita di finti trucchetti sonori avanguardistici come il suono dei denti di un pettine, poi c'è il break di Lennon con Good Morning, Good Morning, il cui ritornello fu preso da una famosa pubblicità dell'epoca sulla prima colazione. Segue la reprise bandistica di Sgt. Pepper, con ritmo rock e grancassa finalmente in evidenza, mentre si annuncia la prossima fine dello show, con i toni quasi misticheggianti di A day in the life, dove la migliore vena psichedelica di Lennon è intrufolata da McCartney, infestandola con improbabili battute da vaudeville.

L'epica canzone si chiude con una registrazione di una orchestra che segue una scala ascendente senza una partitura precisa, con nel finale un apocalittico accordo pestatasti al pianoforte; non essendovi a quei tempo molte piste disponibili per molte sovrincisioni, furono utilizzati diversi orchestrali in un'unica session.

Un'ultima parola sui suoni: la supersuper-produzione non basta a coprire il fatto che in fatto di suoni i Beatles sono troppo uguali a sé stessi, e il Pepper ha sonorità piatte rispetto agli altri gruppi dello stesso periodo: loro idea di psichedelia è un po' kitch con quei surreali rullanti di cartone, le chitarre parrocchiali, i bassi così poco udibili da sembrare fatti all'elastico, mentre sono veramente una chicca i coretti da prima comunione.

Non è possibile considerare, il Sgt.Pepper il più grande album rock di tutti i tempi.-come vorrebbero tanti sciroccati.Forse aveva fatto bene i Sex Pistols a buttare fuori il primo bassista, Glen Matlock perché ascoltava troppo i Beatles? Il troppo è troppo...

 


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