Il 1968 sarà per i Beatles un anno di introversione, in controtendenza con i segnali di ribellione giovanile che verranno percepiti prevalentemente dal mondo occidentale. Un periodo storico per la band (principale) del momento in cui a prevalere saranno autocontrollo, moderazione e mancanza di eccessi L'evento che aveva fatto mancare ai quattro la terra sotto i piedi, era stato la morte del manager Brian Epstein (agosto 1967) archiviata come suicidio. Nel febbraio del 1968 Paul, John, George e Ringo con famiglie al seguito, intraprendono quel viaggio in India che sarà da stimolo ad una fase della loro vita artistica, permettendo alla band di fare il punto, riguardo a quelle scelte che condizioneranno la vita professionale d'insieme.
Una convivenza che sembra venire meno, considerato che il concepimento dei nuovi brani, avverrà in maniera separata, attraverso un approccio alla strumentazione più diretto dovuto alla lontananza di tutti i membri dagli studi di incisione e favorendo la creazione del materiale prevalentemente con il semplice ausilio di una chitarra acustica. Il processo compositivo di Lennon e McCartney si rivela inconsueto ma originale, portando alla stesura di materiale dissimile ed affinato solo quando il gruppo rientrerà a Londra dove (anche questa volta) presso gli Abbey Road Studios, verranno sviluppate le basi per una consistente lista di brani che andrà a trovare posto sul nuovo disco.
Considerata che la diversificazione dei brani non è andata ad inficiare l'identità stilistica maturata dalla band sino a quel momento, è sempre un piacere lasciarsi trascinare e coinvolgere da esempi di rock spontaneo ed immediato ("Back In The U.S.S.R." e "Why Don't We Do It In The Road") ma anche da indulgenze di carattere western ("Rocky Raccoon" e "Honey Pie") e perché no, da una certa freschezza jazz ("Martha My Dear") a cui non è da meno una piacevole propensione medievale ("Piggies"). Un album che sviluppandosi chiaramente privo di una continuità compositiva in cui i generi proposti che possono apparire anche in antitesi tra loro, riesce ad essere nonostante tutto una colorita e variegata proposta musicale senza confini che ne avrebbero limitato l'inevitabile libertà creativa degli oramai fab four. Infatti la premiata ditta Lennon-McCartney, darà sfoggio ad un'incessante capacità di creare un notevole numero di brani in grado di segnare la storia della musica, come la suadente "Blackbird" o la dolcissima atmosfera di "I Will" o ancora l'audacia di "Helter Skelter" (che pare abbia stregato Charles Manson, inducendolo a compiere la nota strage dell'agosto 1969 in cui a perdere la vita tra gli altri, ci fu Sharon Tate la moglie del regista Roman Polanski ...) insieme a quello che con ogni probabilità, può essere ritenuto il primo esempio di reggae bianco ed ha il titolo di "Ob-La-Di Ob-La-Da".
Per il long-playing dall'acromatica copertina la penna di George Harrison tirerà fuori la sorprendente "While My Guitar Gently Weeps" (inizialmente neanche troppo apprezzata dai suoi compagni), con il solo suonato da Eric Clapton, e la surreale delicatezza di "Long, Long, Long" (dichiaratamente ispirata da " Sad Eyed Lady Of The Lowlands" dell'immancabile Dylan), mentre il blues-country di "Don't Pass Me By" sarà la prima prova in assouto figlia della creatività del domo Ringo Starr. A chiudere il primo omonimo doppio Lp dei Beatles è la fanciullesca melodia di "Good Night" (peraltro cantata da Ringo), che Lennon scrisse per suo figlio Julian (che allora aveva cinque anni), senza avergli detto al tempo che era una spontanea dedica al suo primogenito.
La tranquillità e la serenità ricercate dalla band durante l'evasione orientale vengono presto dimenticate. A farsi largo saranno piuttosto incomprensioni e stati d'animo contrastanti, che prevarranno per via nche dell'oramai abituale presenza negli studi di registrazione (... non vi erano quasi mai estranei che assistevano alle prove ...) di Yoko Ono fidanzata di Lennon, negli studi di registrazione in veste di inusuale osservatrice. Le evidenti situazioni di disaccordo tra i quattro musicisti, portarono a far sì che una parte delle incisioni, avvenissero con uno scarafaggio alla volta. Il doppio bianco (il primo con il marchio Apple) segna l'ulteriore sviluppo di un suono variopinto che ha aleggiato nelle magiche atmosfere di "Revolver", sviluppandosi fino a brillare in quell'insuperabile manifesto di rock-psichedelico a nome "Sgt. Peppers Lonely Hearts Club Band" di quasi un anno e mezzo prima, divenendo con il trascorrere del tempo un perfetto affresco in grado di sfoggiare un lirismo straordinario ed una versatilità sperimentale dai tratti sempre magnificamente originali.
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