In attività ormai da una quindicina d'anni o giù di lì, ecco l'ultimo disco dei Besnard Lakes, "The Besnard Lakes Are The Last Of The Thunderstorm Warnings".
Tutto si può dire di questo lavoro, tranne che non sia un disco ambizioso. E quando è nelle intenzioni farlo, lo scivolone è quasi sempre dietro l'angolo (quelli bravi parlano di "pretestuosità"). Ecco, sgomberiamo il campo da ogni equivoco: la band fa centro alla grande. Non inventano nulla di nuovo, sia ben chiaro (chi lo fa nel 2021?) ma sorprende la loro capacità di creare una psichedelia molto personale e al passo coi tempi senza risultare vetusta. "Dilatazione" è la parola chiave: ogni traccia è un viaggio da cui una volta premuto play è impossibile sottrarsi.
Splendidi i tappeti sonori e le atmosfere, è musica evocativa, musica che ti porta inevitabilmente a immaginare paesaggi sconfinati, terre disabitate.
Il tutto suona ovattato, poco diretto, ma è una scelta stilistica azzeccata, coerente col "senso" del disco. (L'album, importante sottolinearlo, nasce dall'esperienza traumatica della perdita del padre di uno dei componenti della band).
L'iniziale "Blackstrap" è un gioiello che gioca magnificamente con la dinamica, "Raindrops", che omaggia Hollis dei Talk Talk, ammalia col suo incedere e la sua melodia. Con "The Dark Side of Paradise" siamo in zona Flaming Lips, mentre "The Father of Time Wakes Up", altro omaggio, stavolta a Prince, colpisce per il bellissimo assolo che sbuca fuori senza averne dato preavviso. "Feuds With Gun", unico pezzo sotto i cinque minuti, fa centro fin dai primi secondi con le sue interessanti e originali soluzioni sonore.
Non sono da meno gli altri brani.
Un disco solidissimo, da ascoltare e riascoltare, preferibilmente a luci soffuse. Non rinunciate a questo viaggio, il biglietto è offerto dai Besnard Lakes.
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